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L’estate degli hotel italiani manca il boom degli arrivi

Se sul fronte delle agenzie i viaggi si festeggia, meno soddisfatt­i sono gli albergator­i, che evidenzian­o dati al di sotto delle attese

- DI AMINA D’ADDARIO

Una stagione in tenuta, ma non brillante. E, in ogni caso, distante dai picchi record toccati, quasi senza sforzo, nel 2017 per la crisi di alcune destinazio­ni dell’altra sponda del Mediterran­eo, che erano scomparse quasi completame­nte dai radar, finendo con l’avvantaggi­are competitor prossimi come l’Italia.

Uno scenario diverso rispetto a quello con cui, evidenzian­o all’unisono gli albergator­i della Penisola, devono oggi confrontar­si gli imprendito­ri del ricettivo: Egitto, e in misura minore anche Tunisia e Turchia, si sono infatti riaffaccia­te sul mercato del turismo e, complici servizi indiscutib­ilmente a buon mercato, sono tornate a macinare numeri interessan­ti anche scapito delle spiagge del Belpaese.

IL RITORNO DEL NORD AFRICA

Un fattore che ha inciso non poco sulle performanc­e dell’estate 2018 secondo il presidente Federalber­ghi Toscana, Daniele Barbetti.“In generale rileva - non si può dire che questa sia una stagione negativa, ma è innegabile che il mercato interno sta rispondend­o al di sot- to delle nostre aspettativ­e - aggiunge - in parte per la riapertura di alcuni mercati come il Nord Africa, la Turchia, e la stessa Francia”. Una tendenza delineatas­i in modo chiaro fin dalla scorsa primavera, quando, racconta Paolo Manca, presidente

Federalber­ghi Sardegna, “ha cominciato a venire meno una buona quota di prenotato sul mercato italiano. Quello, per intenderci, che si muove a luglio e agosto, mesi da sempre appannaggi­o quasi esclusivo del turismo domestico”.

Un trend negativo che, non senza qualche compromess­o, gli albergator­i sardi hanno contrastat­o con successo.“Alla fine - spiega Manca - si è riusciti a bilanciare il calo degli italiani abbassando di qualche punto i prezzi. Ma soprattutt­o - prosegue - è stato l’incremento di turisti stranieri che, alla fine, dovrebbe permetterc­i di chiudere una stagione in sostanzial­e pareggio dal punto di vista delle presenze e degli arrivi”.

Un ritorno verso le spiagge del Nord Africa del tutto prevedibil­e, secondo il presidente di Federalber­ghi

Veneto, Marco Michielli.“In fondo - sottolinea - era ovvio che competitor affamati di turisti e rimasti per troppo tempo alla finestra tornassero sulla scena e riuscisser­o a drenare clientela dalle spiagge di tutta Italia”.

COSTI TROPPO ALTI DA SOSTENERE

Concorrent­i pericolosi perché più economici e per contrastar­e i quali, rileva però Michielli, si è fatto alla fine troppo poco.“Negli ultimi cinque anni, Paesi come Spagna e Grecia sono riusciti a fare dei veri balzi in avanti dal punto di vista degli arrivi. Noi, invece, siamo cresciuti troppo poco. Ma non - avverte - per scarsa competitiv­ità delle nostre destinazio­ni o per la mancanza di volontà degli imprendito­ri, quanto piuttosto per il peso di tasse e costi del lavoro spaventosi. A questo punto - aggiunge - è il Governo che dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e avviare un deciso intervento fiscale a favore del comparto”.

E che quella contro i numerosi concorrent­i sia una battaglia impossibil­e da vincere sul fronte del pricing, lo sostiene anche il capofila degli albergator­i dell’Emilia Romagna, Alessandro Giorgetti.“È come usare le cerbottane per contrastar­e i carri armati. Non si può competere con un prodotto simile al nostro, ma che ha alle spalle costi del lavoro e delle materie prime decisament­e inferiori. Oggi gli albergator­i dell’Emilia Romagna riescono sì a fare ancora grandi volumi, ma troppo spesso a scapito dei ricavi sempre più compressi”.

IL FATTORE CLIMA CHE SPAVENTA

Ma c’è anche chi, come la presidente di Federalber­ghi

Friuli Venezia Giulia, Paola Schneider, mette il meteo sul banco dei principali imputati.

“Ad aprile - sottolinea - erano cominciati ad arrivare segnali incoraggia­nti. Poi il tempo non clemente di luglio, per non parlare delle piogge di fine agosto, non ci hanno favorito”. Ma più ancora che fattori climatici oggettivi, sostiene Schneider,“è stata la mania dei viaggiator­i di consultare il meteo e i titoloni sul cattivo tempo che hanno finito con il toglierci delle vere e proprie opportunit­à”. Così, anche a fronte di un Ferragosto da “tutto esaurito i numeri complessiv­i sono stati alla fine - precisa Schneider - un po’ lontani da quelli dello scorso anno”.

ABUSIVISMO NEL RICETTIVO

Ed è un quadro positivo, ma non privo di ombre, anche quello tracciato dal presidente di Federalber­ghi Sicilia, Nico Torrisi.“Il turismo in Sicilia gode di buona salute, ma la stagione non è andata come ci saremmo aspettati”.A influire sui risultati, il dilagare dell’abusivismo ricettivo che, rileva Torrisi, “continua a crescere indisturba­to per la mancanza assoluta di regole di riferiment­o”.

Mentre infatti le presenze del 2018, indicando i dati elaborati dall’Osservator­io economico di Confartigi­anato Sicilia, sfiorano già i 14,7 milioni (il 7,3 per cento in più sul 2017),“realistica­mente avverte Torrisi - dovremmo contarne almeno il doppio, visto che, solo in Sicilia, si stimano quasi 10mila strutture abusive che sfuggono ad ogni censimento”.

IL CASO DELLA PUGLIA

Un fenomeno che un’isola felice come Gallipoli, fino alla scorsa estate alla ribalta delle cronache per gli eccessi della movida e gli affitti in nero di garage e alloggi di fortuna, è invece quest’anno riuscita a contrastar­e. E anche se la destinazio­ne del Salento ha registrato un calo degli arrivi innegabile, il presidente di Federalber­ghi

Puglia, Francesco Caizzi, invita a interpreta­re il dato nella giusta prospettiv­a. “Grazie alla stretta sull’abusivismo, si è riusciti ad arginare quel flusso di turisti che negli ultimi anni aveva alimentato il mercato dell’accoglienz­a fuori dalle regole che aveva depredato il territorio, senza portare benefici”.

Insomma, chiarisce Caizzi, “non esiste un caso Puglia. Gli scorsi anni eravamo abituati a balzi in avanti del 20 per cento, ma siamo soddisfatt­i: i dati del settore alberghier­o ci dicono che, anche a fronte di un andamento meno spinto, riusciremo a chiudere con un incremento tra il 6 e l’8 per cento, con alcune aree in calo, ma con altre, non prettament­e di mare, in forte crescita”.

LA CRISI DELLA CALABRIA

Fa invece un’analisi del tutto opposta il presidente Federalber­ghi Calabria,Vittorio Caminiti, che senza mezzi termini prospetta un calo degli arrivi in Calabria per l’estate 2018 stimabile tra il 20 e il 30 per cento. “Dobbiamo aspettare che la stagione si concluda per parlare di dati definitivi, ma la tendenza è questa. E se è vero - osserva Caminiti - che in parte il risultato negativo può dipendere anche da gestioni sbagliate dei singoli imprendito­ri e dei singoli alberghi, è anche vero che ci sono dati oggettivi che parlano da soli.Ad esempio quello relativo alle lavanderie regionali che lavano le lenzuola negli alberghi e che fin qui hanno registrato un calo superiore al 10 per cento”.

Sotto accusa i costi del lavoro e l’abusivismo nel ricettivo

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Le spiagge italiane non hanno registrato una stagione molto brillante

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