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Un settore alla prova del caro fuel

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Lo spettro del caro carburante aleggia sul mondo della distribuzi­one e la fuel surcharge sta diventando un incubo per la quasi totalità dei viaggiator­i: i prezzi dei biglietti aerei stanno crescendo e tocca ad agenzie e tour operator dialogare con i consumator­i finali. Le compagnie aeree, alle prese con la quadratura dei bilanci, si dicono pronte a scendere in campo per parlarne con il mercato. “Questo è il momento del confronto. È innegabile che il caro carburante sia una realtà con cui dobbiamo fare i conti, sta a noi spiegare questo passaggio al mercato, mantenere i contatti con il trade e con i consumator­i”, spiega il vice president sales Italy di Alitalia, Nicola Bonacchi. Che spiazza tutti e aggiunge: “Il caro fuel può anche essere una opportunit­à per le compagnie legacy”. Gli va a ruota Steffen Weinstok, senior director sales di Lufthansa per l’Italia e Malta. “Qualche player poco strutturat­o potrebbe uscire dal mercato. Dobbiamo stare a vedere come evolve la situazione perché comunque il costo del carburante è una voce importante del bilancio di un vettore come il nostro”. D’accordo anche Jerome Salemi, direttore Italia, Malta e Albania di Air FranceKlm: “Il fuel è circa il 30 per cento dei nostri costi, quindi non è da sottovalut­are. Sul corto e medio raggio non si può più parlare di fuel surcharge perché le low cost ci impongono di essere altamente competitiv­i nel prezzo finale”. Soft anche l’approccio di Paolo Sgaramella, vp commercial, marketing & network di Air Dolomiti: “I prezzi del fuel sono in crescita, ma è una voce di costo altamente gestibile: si tratta solo di capire dove sta il confine, noi dobbiamo comunque fare profitto, ma non scaricare i costi sul consumator­e finale”. Gli fa eco Giancarlo Zeni, d.g. Blue Panorama: “Il prezzo finale è fatto dal mercato, quindi i consumator­i possono stare tranquilli”.

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