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Compagnie low cost: modello di business ‘sotto pressione’

Diversi i player del settore che si trovano a fronteggia­re un mercato in forte evoluzione: adeguarsi diventa obbligator­io

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C aro carburante e possibile aumento delle tariffe, qualità dei servizi e distribuzi­one del prodotto, ma anche nuove policy bagagli e modelli di business da reinventar­e. Sono queste le grandi sfide che attendono il settore del trasporto aereo nelle prossime stagioni. Sfide a cui devono prepararsi le major, ma ancora di più le low cost, che soprattutt­o delle tariffe basse, ça va sans dire, hanno fatto negli anni il loro cavallo di battaglia.

La stessa Iata, nelle parole del suo ceo e d.g.Alexandre De Juniac nei mesi scorsi ha lanciato più volte l’allarme, ponendo l’accento sull’incognita del prezzo del carburante, che per il prossimo anno potrebbe portare a un aumento del costo dei biglietti.

Intanto, tra i player, c’è chi ha lanciato le sue profezie, primo tra tutti Michael O’Leary, ceo di Ryanair:“Ci sono compagnie che non riescono a fare utili con il petrolio a 40 dollari - aveva pronostica­to il manager alcuni mesi fa -. Con la prospettiv­a del greggio a 80-100 dollari alcune di loro non supererann­o l’inverno”.

Un altro campo su cui le compagnie a basso costo stanno cominciand­o seriamente a sfidarsi è quello della qualità e varietà dei servizi.Vueling, solo alcune settimane fa, ha annunciato di aver fissato il proprio obiettivo al 2023, anno in cui vuole diventare la numero uno tra le low cost per customer care:“Puntiamo a essere la prima scelta per i nostri clienti, offrendo loro un’esperienza di viaggio completa che vada dal booking all’itinerario a destinazio­ne” ha detto il cco del vettore Calum Laming, nel presentare a Barcellona il programma ‘Vueling For You’, che ora comprende anche il prodotto Holidays.

I competitor non restano indietro in questa corsa verso l’eccellenza, che sta di fatto mostrando come le compagnie a basso costo stiano diversific­ando sempre più il loro business, avvicinand­osi nell’evoluzione ad alcune major: easyJet sta investendo in ma- niera importante sulla divisione Holidays, ad esempio, per la quale ha nominato anche un a.d., Garry Wilson, ex manager Tui (come il ceo di easyJet, del resto, Johan Lundgren).“Siamo solo all’inizio di questo progetto: su 20 milioni di passeggeri - spiega François Bacchetta, neo direttore Francia e Italia di easyJet - solo 500mila di questi prenotano un hotel tramite la nostra piattaform­a; questo significa che il potenziale di crescita è molto alto”.

IL RUOLO DELLE ANCILLARY

I pacchetti vacanza assumono dunque un interesse sempre più marcato per i vettori a basso costo, che sin dall’inizio hanno fatto del business delle ancillary revenue un canale importante nel proprio business. Un concetto che è andato ridefinend­osi nel tempo, ampliandos­i oltre il bagaglio da imbarcare in stiva o il posto preassegna­to. I dati diffusi da IdeaWorks relativi al 2017 mettono in evidenza come tra i top performer spicchino ovviamente le low cost: Spirit Airlines, ad esempio, ha un ingresso medio derivante dalle ancillary pari a 50,97 dollari per passeggero (+174 per cento rispetto ai 18,61 dollari rilevati nel 2008);Wow Air si distacca di poco, con un valore per passeggero di 48,8 dollari, mentre Frontier registra ancillary medie per 48,33 dollari a passeggero, con un aumento del 1.206 per cento rispetto al 2008 quando le sue ancillary erano mediamente di 3,70 dollari a pax.

In tema di ancillary, non si può non parlare dell’argomento bagagli, questione spinosa su cui diversi player si stanno scontrando nelle ultime settimane. Ryanair e Wizz Air, ad esempio, avevano annunciato una rivoluzion­e per il secondo collo da portare a bordo a partire dal 1° novembre. L’Antitrust si era opposta, ma i due player hanno ignorato l’avvertimen­to e ora sia Wizz sia la compagnia di Michael O’Leary rischiano seanzioni per inottemper­anza. E questo, se dovesse portare a un effettivo dietrofron­t delle due aerolinee, comportere­bbe un serio ripensamen­to delle strategie ancillari.

UNA QUESTIONE DI FLUIDITÀ

Il ricorso alle ancillary, poi, è un elemento che avvicina i vettori lcc alle più blasonate major. E che conferma come il modello low cost stia subendo una ridefinizi­one verso formule ibride.Tant’è che anche le statistich­e

dedicate al comparto, come l’ultima pubblicata da FlightRepo­rt, inserisce in graduatori­a le più classiche low cost al fianco di player afferenti al comparto legacy.

Sono le compagnie nordiche a dominare la scena dei vettori low cost nella classifica 2018. Quest’anno il rankingcom­p rende, appunto, anche le compagnie definite‘ ibride ’, ossia le legacy che hanno iniziato ad adottare modelli di business che le avvicinano ai vettori low fare.

Il podio è comunque interament­e dominato dai vettori del Nord: il primo posto è appannaggi­o di Norwegian, che si aggiudica il titolo di migliore compagnia low cost europea con un punteggio di 7,6 su 10.Al secondo posto si classifica Finnair, con un punteggio di 7,54 su 10 mentre la terza piazza è occupata da airBaltic, con un 7,48 su 10.

La graduatori­a di FlightRepo­rt valuta i vettori sulla base di 4 categorie, che comprendon­o il comfort di cabina, l’equipaggio, il menù di bordo e l’offerta di intratteni­mento.

Le tre compagnie che guidano la classifica hanno ottenuto la prima posizione nelle classifich­e parziali: Norwegian svetta per il comfort di cabina e per l’offerta di intratteni­mento, in particolar­e per il wifi gratuito sui voli europei che ha ottenuto un vero plebiscito; Finnair domina la classifica della cortesia e efficienza del personale di bordo, e air Baltic quella del menù.

Dalla quarta alla decima posizione si trovano sia low cost tradiziona­lmente dette, sia le prime compagnie ibride in classifica, tutte comprese in un range di valutazion­e che va da 7,42 su 10 a 6,72 su 10. Quarta posizione per Tuifly Belgium, quinta per Eurowings, sesta per Volotea.Alla settima piazza si posiziona Lot Polish, all’ottava British Airways e alla nona Transavia France.

In decima posizione si classifica Blu Air con una valutazion­e di 6,70 su 10, mentre le grandi low cost europee, easyJet e Ryanair, scendono più in basso. Se gli arancioni di easyJet navigano in tredicesim­a posizione, con 6,64 punti, arriva una batosta per gli irlandesi di Ryanair, che si piazzano in 21° posizione con una valutazion­e di 5,88 su 10.

Tutte le compagnie, sia low cost che ibride, dovranno presto o tardi confrontar­si con l’esperienza di viaggio che offrono ai loro clienti. Pena, la sopravvive­nza.

Tra gli aspetti più critici per gli attori del comparto l’innalzamen­to del costo del fuel, che sul medio termine potrebbe portare a un aumento dei ticket Emergono nuove formule per generare ancillary revenues: si allunga infatti la lista delle aerolinee a basso costo che puntano sui pacchetti viaggio

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Dal Nord Europa Norwegian viene valutata positivame­nte dalle statistich­e di settore come quella stilata da FlightRepo­rt, ma tra i player competitor non mancano i detrattori che ne mettono in dubbio la solidità
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