Non solo fuel: l’anno in
“Prevediamo che la richiesta del mercato rimanga elevata - commenta Alexandre de Juniac, d.g. e ceo della Iata -, ma possiamo stimare che il 2018 non sarà più contrassegnato dalle tariffe basse che hanno invece contraddistinto gli anni precedenti, dato l’incremento del prezzo del petrolio”.
Il 2018 va verso la conclusione, e i primi effetti delle previsioni del numero uno di Iata si sono già visti. L’aumento del fuel, infatti, è uno dei temi che più ha inciso e più inciderà sui conti del trasporto aereo.
L’impennata del carburante
Lo ha detto con molta chiarezza John Strickland, esperto del settore di Jls Consulting dal palco del Wtm di Londra svoltosi a novembre scorso, secondo il quale il fuel negli ultimi 12-18 mesi ha subito un’impennata dei prezzi che ha fatto tremare le vene ai polsi dei grandi del settore, mandando invece diversi piccoli operatori sull’orlo (se non dentro il baratro) del fallimento.
I nomi dei primi caduti sono Primera Air, Cobalt Air, SkyWork Airlines, che non hanno saputo reggere le nuove sfide imposte dal mercato e hanno dovuto chiudere i battenti.
Anche perché, ripercorre Strickland, agli ostacoli del fuel si sono aggiunti gli effetti di un’estate che ha evidenziato come mai prima le difficoltà del sistema del trasporto aereo europeo, ormai sottoposto a un’eccessiva pressione da parte della domanda e che ha dovuto fare i conti con un’ondata di cancellazioni e ritardi.
E a tutto questo fanno da contraltare i risarcimenti da erogare da parte delle compagnie ai passeggeri, costi difficilmente sostenibili da vettori che non hanno gambe finanziarie sufficientemente solide su cui reggersi.
La questione ritardi
Il 2018 è stato uno degli anni peggiori per i disservizi in volo che l’ultimo decennio ricordi. È questo il secco giudizio del trasporto aereo che arriva da Airlines for Europe.
L’associazione dei vettori ha affermato che, secondo quanto riportato da Eurocontrol, a ottobre i voli in ritardo sono aumentati del 50 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il fenomeno sarebbe imputabile non solo agli scioperi, ma anche e soprattutto alla mancanza di personale.
Sempre secondo Eurocontrol, il bilancio a fine 2018 sarà di un aumento del 53 per cento dei minuti totali di ritardo accumulati a causa di astensione dal lavoro e scarsa capacità. Il conto al 31 dicembre dovrebbe infatti salire a 14,3 milioni di minuti, contro i 9,3 milioni del 2017.