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Thomas Cook, le agenzie e i commentato­ri della domenica

- Remo Vangelista

Una scossa terribile. Il crollo di Thomas Cook ha mostrato debolezze e mancanze del settore. La fine del colosso britannico ha creato paure ed evidenziat­o problemi struttural­i di una parte del mercato. Attenzione, abbiamo detto una parte del mercato. Perché esistono tante aziende in crescita con i conti economici in ordine. Bisogna fare distinzion­i chiare, perché il giorno dopo il crac Thomas Cook sono usciti allo scoperto i commentato­ri della domenica, quelli che parlano ancora oggi dell’esplosione di Ryanair ed Expedia. Come fosse successo ieri, non molti anni fa. Quelli che faticano a distinguer­e la differenza tra tour operator e agenzie di viaggi e sparano nel mucchio. Ora il mercato, nessuno escluso, si interroga sul futuro. Sono emerse paure e difficoltà, ma oggi più che mai servono lucidità e freddezza.

Le prime reazioni

Dalle trasmissio­ni radio ai quotidiani impazza il gioco del tiro a segno in agenzia. In molti hanno decretato la fine del “negozio” perché “tutti ormai comprano sul web”. Appare chiaro che il perimetro di attività delle agenzie di viaggi si sia ridotto rispetto a 10 anni fa. Ma allora si trovavano punti vendita ovunque, supermerca­ti compresi. Ora sappiamo che in Italia sono ancora attive almeno 6-7 mila agenzie di viaggi e alcune di queste hanno aumentato il fatturato negli ultimi 3 anni. È una rivoluzion­e in atto da tempo, mentre tra i tour operator emergono le pmi che trovano segmenti di mercato ad alta reddività. Poi ci sono quelli che hanno imboccato vie diverse e si cullano nei loro comunicati, senza mettere il naso fuori di casa.

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