T.o. italiani alla prova dei conti
L’esame delle cifre del comparto tricolore mette in evidenza la forza delle grandi aggregazioni
Turismo, una partita da big player. L’analisi dei bilanci dei tour operator nel 2018 parla chiaro: i conti sorridono ai principali tour operator. Il consulente fiscale Pierluigi Fiorentino ha preso in esame i bilanci di 50 tour operator italiani, che complessivamente hanno generato 7,55 miliardi. Un conteggio che, come precisato dallo stesso Fiorentino,“comprende anche Costa Crociere, che produce un alto volume di fatturato”.
Il primo dato che emerge è decisamente significativo: escludendo i crocieristi, solo 3 operatori superano la soglia dei 100 milioni di fatturato:Alpitour,Veratour e Mistral. Analizzando nel dettaglio, inoltre, emerge che i grandi “sono tornati ai livelli precrisi”, precisa Fiorentino. La crescita degli ultimi tempi è dunque riuscita a recuperare le flessioni degli anni precedenti. In particolare, nell’ultimo anno preso in esame la crescita è stata complessivamente del 5 per cento, un trend “che ha riguardato quasi tutti i tour operator in esame”, precisa Fiorentino.
IL CONFRONTO CON I PLAYER EUROPEI
Un altro elemento che getta una nuova luce sul comparto del tour operating in Italia è il raffronto con gli altri mercati d’Europa. Dal punto di vista dei fatturati, infatti, l’Italia si piazza al terzo posto, superata solo dai due colossi, Germania e Regno Unito.
“Inoltre - prosegue Fiorentino - bisogna precisare che nessuno dei big player è in perdita”. Un dato non da poco, considerando che il sistema del tour operating è recentemente finito sotto processo a causa della vicenda Thomas Cook. Una storia dai contorni decisamente differenti rispetto a quanto succede in Italia, come sottolinea il direttore di Fto Gabriele Milani:“La situazione di Thomas Cook era nota al settore del turismo”, precisa, evidenziando come fossero i conti stessi dell’ex gigante a mettere in allarme.
Dai conti di Fiorentino emerge inoltre come le aggregazioni, in questa fase del turismo italiano, favoriscano le imprese. E su questo tema interviene il presidente del Quality Group Michele Serra, spiegando quello che lui stesso definisce “il trucco”. Che tanto misterioso non è, dal momento che “il Quality è nato proprio per questo motivo”.
QUANDO L’UNIONE È VINCENTE
Serra fa riferimento alla logica con cui creò a suo tempo il consorzio. Una filosofia che spiega con i numeri:“Fatto 100 il fatturato, ipotizziamo che i costi variabili siano l’88 per cento; in aggiunta avrò il 2 per cento di costi commerciali e l’8 per cento di costi di struttura. Resta un 2 per cento a consuntivo”. Nel caso in cui diversi tour operator uniscano le forze, la situazione cambia:“I variabili si riescono a far scendere dell’1 per cento; allo stesso tempo, la fama e la notorietà del brand fanno aumentare le vendite anch’esse dell’1 per cento. I costi commerciali si dimezzano, perché si utilizzano risorse in comune; anche i costi di struttura diminuiscono per lo stesso motivo, e scendono al 6 per cento. Il 2 per cento di prima è diventato l’8: in questo modo ho quadruplicato gli utili”.
Serra aggiunge inoltre un dettaglio che riguarda la gestione delle voci di spesa del Quality:“Noi suddividiamo i costi in base al fatturato. Quindi abbiamo un adeguamento dei costi in base alle entrate. Inoltre possiamo spostare forza lavoro da un segmento all’altro, in caso di necessità”
LA RICERCA DELLA STABILITÀ
Adriano Apicella, amministratore delegato di Welcome Travel, mette invece in luce la possibilità per la distribuzione di “poter contare su partner affidabili, che è fondamentale”. E questo è uno dei motivi per cui “Welcome Travel ha un panel dei tour operator piuttosto stabile. Conosciamo bene i nostri partner”.
Sul fronte dei conti e della stabilità, Michele Serra precisa anche un ulteriore dettaglio, legato alle possibili emergenze che mettono in crisi una destinazione.“Una sorta di crash test”, precisa il manager. Si tratta insomma di cercare di prevedere in anticipo l’impatto che potrebbe avere sui conti un problema su una meta.“È dal 2001 che teniamo in considerazione una possibile crisi”.
Parlando di conti dei tour operator, il discorso va a toccare poi il tema dei nuovi player che si affacciano sul mercato. E dunque il discorso delle ‘barriere di ingresso’, rafforzate dalle recenti normative che hanno aumentato gli oneri relativi ad assicurazioni e garanzie.A questo proposito Milani precisa:“Non credo sia necessariamente un male che ci siano barriere d’ingresso”.
Il riferimento è ancora una volta alla stabilità del sistema nel suo complesso: qualcosa di cui hanno bisogno tutti, le agenzie di viaggi in primis.
“Noi suddividiamo i costi in base al fatturato. Quindi abbiamo un adeguamento della spesa alle entrate”. Inoltre possiamo spostare forza lavoro”
MICHELE SERRA
Presidente Quality Group
“Uno dei dati più interessanti è il ritorno dei ‘grandi’ ai livelli precrisi, con una crescita complessiva del 5 per cento circa nell’ultimo anno esaminato”
PIERLUIGI FIORENTINO
Consulente fiscale