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E riecco Malaussène

TORNA IL GRANDE AMORE DI DANIEL PENNAC. PERCHÉ L’ALLEGRA VITA DI BENJAMIN E FAMIGLIA È TALE E QUALE ALLA SUA

- di Franco Capacchion­e

Benjamin, profession­e capro espiatorio. L’ultima sua comparsa risale al 1999. Daniel Pennac lo riporta alla ribalta in Mi hanno mentito, primo di due volumi raccolti sotto il titolo Il caso

Malaussène (il secondo uscirà l’anno prossimo). Benjamin si ritrova involontar­iamente coinvolto nel rapimento di Georges Lapietà, ex ministro, finanziere trafficone. Torna anche la sua famiglia-tribù, bizzarra e colorata, comprese le nuove generazion­i, con la loro anarchica intraprend­enza. Le mancava Malaussène? «Avevo voglia di ritrovare lo stile che ho inventato solo per lui. E l’idea del capro espiatorio è sempre attuale: un gruppo di persone si definisce attraverso l’esclusione di uno dei suoi membri; è lui a farsi carico delle colpe degli altri». Parte del libro è ambientata nel quartiere parigino della Défense, tempio degli affari… «È stato un caso. Mia figlia è musicista e lavora con un compositor­e che ha uno studio alla Défense: un paradiso di creatività nascosto sotto i simboli della modernità». Cosa rappresent­a per lei la tribù Malaussène? «Dagli 11 ai 20 anni ho vissuto con i miei coetanei in collegio. Poi, da insegnante, ho lavorato con studenti sotto sorveglian­za giudiziari­a vivendo con loro. E la mia porta di casa è sempre aperta per gli amici. Insomma, è il mio modo di essere.

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Daniel Pennac (72), autore di Il caso Malaussène. Mi hanno mentito (Feltrinell­i, pagg. 288, € 18,50; e-book € 9,99).

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