Fermo immagine Gwyneth Paltrow
Ci chiamiamo Brad Pitt e Gwynet Paltrow, ma in fondo non siamo che due ragazzi innamorati che non riescono a stare lontani. «Sei folle a pensare di avere una relazione con Brad Pitt, torna in te!» mi dissi quando ci presentarono sul set di Seven (1995, ndr). In fondo lui è il sogno erotico di milioni di donne, eletto dalla rivista People l’uomo più sexy del pianeta, e io una quasi perfetta sconosciuta che sogna, un giorno, di diventare una grande attrice. «Sua madre è Blythe Danner (attrice, ndr), è fidanzata con Brad Pitt, e Steven Spielberg (che la fece recitare in Hook, 1991,
ndr) è un amico di famiglia» sussurrano i maligni, per intendere che tutto ciò che ho l’ho ottenuto perché sono “la figlia di…” o la “fidanzata di…” e non certo per il mio talento. Eppure io non ho mai desiderato altro che recitare, nonostante il parere contrario dei miei genitori, e ho lavorato sodo per arrivarci. Per anni sono rimasta seduta nei teatri dove mia madre si esibiva, cercando di imparare come stare in scena, come parlare, come uscire da me stessa per entrare nella pelle di qualcun altro. IL PRIMO A CREDERE IN ME, PAPÀ Quando a 18 anni finalmente debuttai con mamma (a teatro, in Picnic, 1990, ndr) mio padre (Bruce Paltrow, produttore, ndr) rimase impressionato. «Non credo che dovresti tornare al college» mi disse, e capii che potevo davvero farcela. Ne ho fatta di gavetta da allora, finché è arrivato il primo ruolo da protagonista (in Emma, dall’omonimo romanzo di Jane Austen, ndr) a ripagarmi di tutti i sacrifici. Nessuno, neppure il regista, credeva che una ragazza cresciuta a NewYork potesse imitare un perfetto accento inglese d’altri tempi, ma io ho anche imparato a cantare, danzare, andare a cavallo e tirare con l’arco. «Così» mi sono detta, «la stampa parlerà di me per qualcosa di diverso dal mio fidanzamento con Brad e dell’ultimo posto dove siamo stati a cena!». Per dimostrare a tutti che dietro questa allure da Upper East Side, c’è una vera attrice.