Rido di cuore contro la violenza
HA RISCHIATO DI MORIRE MA CE L’HA FATTA. OGGI CARLA CAIAZZO, FONDATRICE DI IO RIDO ANCORA, È SOSTENUTA DA SILVIAN HEACH. CON UNA FELPA CHE È UN INNO ALLA VITA
M«Mi sono prestata all’obiettivo per aiutare la mia associazione Io rido ancora. Ma anche per mettermi in gioco con un’esperienza leggera, “rosa” - come le felpe - dopo essere passata attraverso un tunnel di oscurità e tristezza. E, più di tutto, per dare voce alle donne che non ci sono più e a tutte quelle che nelle proprie case vorrebbero urlare». Carla Caiazzo, 39 anni, nel febbraio 2016 era all’ottavo mese di gravidanza quando il suo ex le diede fuoco. Sopravvissuta alla tragedia dopo molte operazioni, diventata mamma di Giulia Pia, ma con i segni delle fiamme ancora sul viso, oggi posa per uno shooting fotografico per Silvian Heach. Indossando una delle 50 felpe #ioridoancora che il brand ha realizzato per sostenere la sua associazione (silvianheach.com/it/silvianheach/io-rido-ancora). Di cosa si occupa Io rido ancora (ioridoancora.org)? «Delle vittime di violenza, grazie a una squadra di avvocati penalisti e psicologi. Le donne vogliono essere guidate nel trovare finalmente una via d’uscita». Che cosa dovrebbe cambiare nella società? «Giornali e tivù dedicano molto spazio alla violenza sulle donne dopo una tragedia. Ma le vittime dovrebbero essere aiutate prima: garantendo loro sicurezza e facendo in modo che non abbiano paura a chiedere aiuto e che sappiano dove farlo. E dobbiamo batterci perché le donne non provino più vergogna: chi si deve vergognare sono i carnefici». Lei si sta battendo anche per una legge che riconosca e sanzioni l’omicidio di identità. «Lasciare in vita una persona sfigurata è comunque ucciderla: ho passato momenti in cui ho pensato che sarebbe stato più facile essere morta. Servono pene molto più severe». Perché la sua associazione si chiama così? «Il mostro che mi ha sfigurato prima di andarsene mi disse: “E ora voglio proprio vedere se riderai ancora”. Io rido ancora, invece. E voglio aiutare altre donne a farlo».