Televisione Così com’è la mafia
LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE (SECONDA PARTE) RACCONTA IL FENOMENO TRA LA GENTE COMUNE. STILE RIGOROSO E DELICATO COME L’AUTORE, PIF
Ci sono tanti modi per raccontare cose di mafia, e il cinema e la televisione li hanno usati tutti. Gli orrendi omicidi dei mafiosi, le stragi, i ricatti, le estorsioni... tutto o quasi è diventato anche fiction, perché certe volte ha più valore una storia inventata (o raccontata in maniera visiva) di tanti articoli di giornali. C’è chi continua a vivere ogni giorno questo dramma, ci sono magistrati scortati 24 ore su 24, imprenditori minacciati, negozianti costretti a pagare il pizzo.Ancora oggi, dopo tanti processi, tante condanne e leggi speciali. C’è chi la mafia l’ha raccontata dalla parte dei delinquenti (come Il
Padrino) e chi dalla parte degli eroi (come le miniserie su Falcone, Borsellino e tante altre vittime). Poi c’è Pif, che la racconta dal punto di vista delle persone normali e che riesce a trasmettere l’allarme per un fenomeno odioso attraverso la normalità. Qualcuna di voi avrà visto la bellissima serie La mafia uccide solo d’estate. Raccontava di un tranquillo impiegato dell’anagrafe, Lorenzo Giammaresi (interpretato dal palermitano Claudio Gioè) e della sua famiglia, una famiglia normale. Si chiudeva, quel primo capitolo, con l’assassinio di un altro vero e grande eroe, il capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano e con i Giammaresi tentati di lasciare la Sicilia per paura di ritorsioni. Ora inizia la seconda stagione (su Raiuno da giovedì 26 in prima serata), in cui Gioè e i suoi decidono di rimanere, per combattere la mentalità mafiosa che pervade una parte di Palermo. Gioè ancora una volta è bravissimo (mette i brividi dirlo, ma era stato altrettanto bravo nell’interpretare Totò Riina), la fiction ha una delicatezza rara e viene trascinata dal racconto anche ironico di Pif, ideatore, autore e voce narrante. Ci sono tantissime cose da imparare da una fiction come questa.