Una storia di sport, moda e riscatto
Una squadra di rifugiati, tutti minorenni, finisce sulle passerelle di Parigi e ispira un marchio di streetwear di lusso. Grazie (anche) a una madrina d’eccezione
Altro che il Paris Saint-Germain di Cavani, Neymar e Buffon. La squadra di football più fashion di Parigi è il Melting Passes, club formato da trenta anonimi baby-calciatori provenienti dall’Africa Occidentale: tutti under 18, richiedenti asilo e privi di documenti, come fantasmi ai quali è fatto divieto di partecipare, per ragioni burocratiche, persino ai campionati minorili ufficiali della Federazione di calcio (FFF). La loro fortuna è stata quella di aver incontrato le persone giuste al momento giusto. Come Pierre Rosin e Maud Angliviel, i due avvocati e attivisti che hanno fondato il club nel 2017, lanciando l’idea di un campionato alternativo per minorenni. Fuori dalle regole ferree della Federazione, e con un’idea precisa: consentire a tutti di giocare a pallone, com’è giusto che sia.
IL FOOTBALL INCONTRA IL FASHION
Ora questi 30 ragazzini africani che hanno tutti delle storie drammatiche alle spalle indossano una divisa rosa, con pantaloncini blu, invidiatissima dagli avversari. È stata disegnata per loro (in collaborazione con Nike) dallo stilista e creativo ghanese-americano Virgil Abloh, direttore crativo della collezione uomo Louis Vuitton e fondatore di Off-White, un marchio di streetwear di lusso amato da rapper e star. Hanno come madrina la potente direttrice di Vogue America, Anna Wintour, e sono stati invitati come ospiti d’onore alle sfilate della Paris Fashion
Week. Qui sono stati intervistati dalle più importanti riviste di moda francesi (come Vogue e Grazia), e - dulcis in fundo - la loro storia è diventata un documentario trasmesso su Canal+, con un titolo eloquente: Justkids. «La gran parte di questi baby calciatori viene dall’inferno di Calais o dai centri di accoglienza di Parigi, ed è orfana. Così, il club è diventato quasi una famiglia di adozione» spiega l’avvocato Maud Angliviel, che si è subito messo in contatto con la direttrice di Vogue. «Una persona gentile, alla mano e straordinariamente efficace».
NON È SOLO UN GIOCO
Tutti gli adolescenti di questo atipico club francese giocavano a calcio anche in Africa. Molti sono stati convinti a emigrare da sedicenti agenti locali che, in combutta con i trafficanti, promettevano provini e contratti con le più prestigiose squadre di club d’Europa. Naturalmente la realtà, una volta giunti in Francia, non ha tardato a presentare il conto: inesistenti, per lo Stato francese. «Il regolamento della Federazione nega a questi ragazzini il diritto di giocare a pallone, con la giustificazione ipocrita che è un modo per impedire il traffico di minori da parte dei grandi club. È per questo che abbiamo fondato una Lega alternativa» spiega ancora l’avvocato Angliviel. A vederli in campo, battere uno dopo l’altro tutti gli avversari del loro campionato (compresa una squadra LGTB), non c’è dubbio che i Melting Passes siano riusciti a trasformare le difficoltà della vita in ottimismo ed energia. Per loro il calcio non è un gioco, ma una forma di riscatto.
IL POTERE DELLA DIVISA (ROSA)
«Un’uniforme non è solo un’uniforme. È una seconda pelle, una nuova identità. È personale e collettiva», dice lo stilista Virgil Abloh i cui genitori venivano dal Ghana proprio come molti dei Melting. «È per questo che ho lasciato scegliere a loro il colore rosa, consentendo anche a ciascuno una personalizzazione della divisa». Quando hanno ricevuto il kit e le Nike, i Melting non ci volevano credere e ora custodiscono le divise come il più prezioso dei cimeli postandole con orgoglio sui loro profili Instagram. In fondo, questa è la loro tuta di Superman.