Spazzati via dall’uragano #metoo
Weinstein, ma non solo. Ecco i vip travolti dalle accuse di molestie. Tra chi li difende e chi li affonda
Che cosa si è lasciato dietro il #metoo? È sparito Harvey Weinstein, il mega produttore da cui tutto è partito, ma non è il solo. Woody Allen, che ha sempre girato un film all’anno, si sta prendendo una pausa, forse permanente, sussurrano a Hollywood. Dopo l’intervista della figlia adottiva Dylan Farrow, che l’ha accusato di averla molestata 26 anni fa, qualcuno l’ha difeso (come Alec Baldwin, Javier Bardem e Diane Keaton), ma in molti l’hanno scaricato, incluso Amazon, che l’aveva ingaggiato per 5 film. A Rainy Day in New York, storia d’amore tra un uomo di 44 anni e una 15enne, non uscirà al cinema né in streaming. Alcuni attori del cast hanno già devoluto il loro cachet a Times’Up e ad altre associazioni. Woody Allen non ci sta: «Voglio anch’io che questi terribili molestatori non la passino liscia. Hanno abusato di 20, 50, 100 donne, io no, e sono stato accusato da una soltanto». E che dire di Kevin Spacey, protagonista di House of
Cards, additato da più parti per “comportamenti inappropriati” nei primi, caldissimi giorni del #metoo? È “morto” (gli hanno ucciso il personaggio): Netflix l’ha licenziato rimettendoci 39 milioni di dollari. Priva del malefico presidente Underwood, la serie è diventata noiosa, ma pazienza, è l’ultima stagione.
Per Asia Argento, effetto boomerang: dopo aver accusato Weinstein, è stata tirata in ballo da Jimmy Benett, ex baby star. Nel 2013, quando lei aveva 37 anni e lui 17 hanno fatto sesso. L’esperienza, dichiara Bennett, gli ha causato un crollo emotivo, seguito da un’importante richiesta di risarcimento: tre milioni di dollari, ridotti a 380mila. Alla fine, ha raccontato tutto in tivù. Asia ha perso le amiche di #metoo e il posto di giudice a X Factor (era brava!), ma ha trovato un nuovo amore: Fabrizio Corona.