Greta Scarano «Per farsi valere non servono i muscoli»
Nei ruoli drammatici è fortissima, Greta Scarano. Ma oggi sogna una commedia che racconti le donne in modo ironico e più sincero
L’EMOZIONE VOLA ANCHE OLTREOCEANO
«La mia amica Chelsea ha visto gli spot in tivù. L’ho conosciuta quando, a 16 anni, ho vissuto negli Stati Uniti. È lì che ho continuato a fare teatro, una passione esplosa quando avevo solo 5 anni. Recitare è sempre stato il mio sogno, lei e tutti gli altri amici di allora se lo ricordano bene. Sapere che ora potranno vedermi su un canale americano mi fa uno strano effetto». Gli spot a cui allude Greta Scarano, che oggi di anni ne ha il doppio, sono quelli di una serie che dire evento è poco: Il nome della rosa, dal bestseller di Umberto Eco, su RaiUno dal 4 marzo. Cast di stelle internazionali, da John Turturro (il frate Guglielmo da Baskerville, che indaga sui misteri del monastero) a Rupert Everett (il “cattivo” Bernardo Gui).
Mica male.
«È stato un set magnifico, seppur faticoso. Interpreto due personaggi: Margherita, che segue la dottrina dei dolciniani schierati contro la Chiesa inquisitrice, e Anna, sua figlia, che nel romanzo non esiste. Ma Eco aveva letto le prime stesure: c’è la sua approvazione».
Più che spirituali, i tuoi sembrano ruoli action.
«Combatto, tiro frecce con l’arco… Mi sono allenata a lungo: se devo imparare nuove discipline per un film, ne approfitto. Con Non mentire ho scoperto la canoa».
Quest’altra serie, di cui è atteso il finale su Canale 5, segue il dibattito sulle molestie sessuali che infiamma le cronache recenti.
«Le donne non si nascondono più. Discutere di questo tema senza tabù mi fa felice: è segno che le cose stanno cambiando. Ma aspetto il giorno in cui non dovremo parlarne più, solo allora ci sarà vera parità».
Parlavi dei tuoi 16 anni: qual è la prima immagine che ti viene in mente?
«Io che mi metto davanti allo specchio e già recito. Era l’unico futuro che vedevo davanti a me. Mi lasciavo andare a pianti, grandi scene drammatiche: è quello che mi viene meglio».
Ti manca una commedia?
«Ne vorrei una che affrontasse l’universo femminile con ironia e sincerità. In Italia soprattutto, le donne per farsi valere devono sempre tirare fuori i muscoli. Un nuovo modo di raccontarci può partire da noi stesse, senza paura di essere giudicate. Sto buttando giù un po’ di idee, chissà che non ne venga fuori qualcosa».
L’adolescente di allora oggi si sente “arrivata”?
«Mi reputo molto fortunata. Sono cresciuta con ambizioni grandi, e non sempre è stato facile corrisponderle. Ho vacillato, per un momento ho pensato di fare altro: Medicina, per esempio. Ma sono sempre tornata sulla mia strada. Oggi ho la possibilità di scegliere, e allora cerco di accettare film e serie che mi piacerebbero innanzitutto da spettatrice».
Di recente, tu così riservata, ti sei lasciata scappare che hai un nuovo compagno.
«Di Sydney (Sibilia, regista di Smetto quando voglio, ndr) non volevo dire nulla: è colpa di voi giornalisti che riportate tutto (ride)! In generale non mi espongo, forse perché penso che non freghi a nessuno con chi sto. Uso i social solo per condividere il mio lavoro, sul mio profilo Instagram non troverai mai selfie intimi».
Posso almeno chiederti se sei felice?
«Molto. Parliamo tanto di cinema. Non potrei stare con qualcuno che non condivide la mia passione più grande».
Mi dici allora l’ultimo film che hai amato?
«La favorita. Ho ancora in testa Rachel Weisz con benda sull’occhio e pantaloni che si lascia andare nel rapporto travolgente con Olivia Colman: quanto mi piacerebbe un ruolo così!».