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Achille Lauro «La trap è finita, il presente è il rock»

- Di rachele de cata

Reduce dal Festival di Sanremo, l’autore di Rolls Royce si prepara a un disco “anni 80” e a un tour… super stiloso

«non voglio essere un buon esempio.

Io sono un buon esempio». Si chiude così il post pubblicato pochi giorni fa su Instagram da Achille Lauro, autore del brano Rolls Royce (al nono posto in classifica a Sanremo). “Oggi ho pagato per riavere i gioielli che mia madre aveva impegnato, l’unico ricordo della sua famiglia. La generosità che mi è stata insegnata è la mia più grande ricchezza”. Il trapper romano svela dettagli di una vita non facile salvata, forse, proprio dalla musica. «Ricordo momenti in cui non si sapeva che fine avremmo fatto, se saremmo riusciti a coprire i debiti. Fingevo di aver già cenato perché mi vergognavo a uscire e a non avere soldi per pagare il conto». Una storia comune a molti ragazzi, con un finale, il suo, da rockstar. Perché Achille Lauro ama far parlare di sé (lo hanno accusato di inneggiare all’uso di droghe) ma è solo un ragazzo di periferia che vede la luce in fondo al tunnel. Forse un po’ sbruffone (ha scritto un libro dal titolo ambizioso, Sono io Amleto, tre ristampe in 20 giorni), ma con un animo gentile e pronto a un gesto di galanteria («Per tutte le bellezze, le meraviglie di Tu Style», il saluto a corollario dell’intervista). La sua fedele spalla è il produttore Boss Doms, alias Edoardo Manozzi, suo chitarrist­a sul palco dell’Ariston e partner in Pechino Express nel 2017: «Ci conosciamo da sempre, ci assomiglia­mo fisicament­e, ci scambiano addirittur­a per fratelli».

Il vostro sodalizio è fortissimo.

«In genere il beat maker fa la base e il cantante scrive da solo. Mentre noi componiamo insieme il 90 per cento dei miei pezzi: Edo è più preparato sulla musica, io sui testi».

Qual è il tuo vero nome?

«Lauro De Marinis. Ho il nome di mio nonno materno. Quando mi presentavo tutti mi dicevano: Lauro come Achille Lauro? (il famoso armatore, ndr). Lui era un personaggi­o di folklore, così l’ho fatto diventare il mio nome d’arte».

«Li ho fatti quando ero sicuro che la musica sarebbe stata il mio lavoro, un paio di anni fa. Pour l’amour (disco uscito nel 2018, tatuato sulla guancia destra, ndr) è riferito all’amore per quello che faccio». A Sanremo hai portato un brano rock, con un testo omaggio a Vasco Rossi (“Voglio una vita così/ Voglio una fine così”, ndr). Questo vuol dire che la trap è finita? «Sì, si è saturato il mercato, tutti fanno la stessa cosa. Noi avevamo già contaminat­o la trap con suoni latini in Ulalala, creando il genere sambatrap. Ma il presente è il rock: in primavera uscirà un album con pezzi sul tiro di Rolls Royce ma anche altri esperiment­i anni 80».

Faresti il giudice di un talent?

«Di corsa. Sono un outsider e scoprire talenti è già parte del mio lavoro. C’è una linea molto sottile tra un artista e chi lo giudica in tv».

Di te piace molto anche lo stile.

«Grazie (si compiace, ndr). Nel 2019 è importante avere una certa immagine per attirare l’attenzione, l’outfit completa il discorso artistico. A Sanremo ho scelto abiti di Carlo Pignatelli perché di alta sartoria, eleganti, adatti al palco».

E nella vita di tutti i giorni?

«Amo vestire così (si tocca la giacca in velluto, ndr). Certo, non per fare la spesa, ma insomma, quasi…».

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ACHILLE LAURO (28)
 ??  ?? PER CONOSCERLO MEGLIO Achille Lauro (a sinistra, con Morgan, 46 anni, al Festival di Sanremo) ha pubblicato nel mese di gennaio il suo primo libro: Sono io Amleto (sopra, la cover). A destra, la locandina del suo live tour: si parte il 10 maggio da Napoli.
PER CONOSCERLO MEGLIO Achille Lauro (a sinistra, con Morgan, 46 anni, al Festival di Sanremo) ha pubblicato nel mese di gennaio il suo primo libro: Sono io Amleto (sopra, la cover). A destra, la locandina del suo live tour: si parte il 10 maggio da Napoli.
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