Un film, le foto, il mito di Marilyn
Due gocce di Chanel n°5. Tacchi 11. Chioma platino. Pellicce bianche. Labbra rosse e sopracciglia ad ali di gabbiano. Segni distintivi entrati nella storia di Marilyn Monroe, al secolo Norma Jeane. Un’attrice «difficile da spiegare» diceva di lei il regista Jean Negulesco, aggiungendo che la si poteva invece ammirare, un po’ come capita con le Cascate del Niagara. Un’occasione per farlo è la mostra Marilyn
Monroe & The Misfits, a Bologna dal 28 febbraio, che, attraverso 30 scatti dei fotografi Ernst Haas e Inge Morath, racconta la produzione e i retroscena del film del 1960 The Misfits (in italiano, Gli spostati) di John Houston. Un cult per più motivi. Innanzitutto per i protagonisti: Marilyn, ma anche Montgomery Cliff e Clark Gable, che era già malato e pochi giorni dopo la fine delle riprese morì, secondo la moglie per colpa delle attese snervanti causate dai ritardi di Marilyn, all’epoca dipendente dagli psicofarmaci. La sceneggiatura del film (un western poco “machista”, con una Monroe ipersensibile che lotta per i cavalli selvaggi) era stata scritta da Arthur Miller, che l’aveva regalata a Marilyn per San Valentino. Quando iniziarono le riprese, i due erano vicini al divorzio. Lui sposò poi Inge Morath, autrice delle foto più private e intime della coppia sul set di quella pellicola: per Marilyn, l’ultima girata interamente.