Politically correct? Sì, ma con giudizio
Dal Babbo Natale gender neutral alle Piccole donne che sono state giudicate troppo bianche. Sorge un dubbio: stiamo forse esagerando?
meglio prevenire che offendere
È ancora troppo presto per pensare al Natale? Pare di no. Qualche giorno fa è stato lanciato il nuovo emoji del Babbo Natale “gender neutral”: è una specie di alieno dal colorito itterico che di Santa Claus ha solo il cappello rosso. Ma cos’aveva fatto di male il caro vecchio signore barbuto? Sicuri che i transgender si sentissero offesi dall’immagine tradizionale? Anche perché, di solito, all’età in cui ci si pongono domande sulla propria sessualità, a Babbo Natale non si crede da un pezzo. Nel mondo del politically correct, però, nel dubbio è meglio prevenire. A costo, come in questo caso, di sfiorare il ridicolo. Per carità, non c’è nulla di male nel politicamente corretto, anzi. Non usare parole offensive e non discriminare è una questione di sensibilità e di rispetto. Doti che in un mondo perfetto dovrebbero essere innate, ma che, specie di questi tempi, scarseggiano (e basta dare un’occhiata ai social per rendersene conto).
Ben vengano, allora, le regole che obbligano i “diversamenti educati” a evitare comportamenti offensivi, dettati dai pregiudizi. Purché quelle regole non manchino di buonsenso, però.
IL MIO NOME È BOND, E SARÒ SEMPRE JAMES
Quando Barbara Broccoli, produttrice dei film di 007, ha annunciato che la spia più famosa del mondo potrà essere di qualsiasi colore, ma non sarà mai una donna, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Perché d’accordo, James Bond sarà anche un «dinosauro misogino sessista» (lo diceva Judi Dench nel ruolo di M in GoldenEye del 1995), ma a noi piace così. Il personaggio uscito dalla penna di Ian Fleming ha fatto molto per adeguarsi ai tempi, è affiancato da colleghe toste e non solo da Bond girl in bikini: non serve trasformarlo, in nome della parità, in una Jane o Jackie Bond qualsiasi. È come se le Charlie’s Angels si tramutassero all’improvviso in un trio di maschietti!
ATTENZIONE A OVIDIO!
Se quelle di genere sono questioni delicate, lo sono altrettanto quelle che riguardano il colore della pelle. Negli Usa l’uscita di Piccole donne di Greta Gerwig è stata accompagnata da polemiche da parte della comunità afroamericana: il film sarebbe “troppo bianco”. Una critica a cui ha risposto Kaitlyn Greenidge sul New York Times. L’opinionista, afroamericana, è andata a vedere Piccole donne con le due sorelle e la nipote 12enne e ha trovato la “bianchitudine” delle signorine March perfettamente tollerabile perché è riferita a quei personaggi e a un contesto storico preciso. Senza contare che ogni ragazza può riconoscersi nei sogni di Jo, Amy, Meg e Beth: è una questione di età, di testa e di cuore, non di pigmentazione. Negli Stati Uniti stanno forse rispolverando un po’ troppo le radici puritane?
Può essere, e lo prova - tra le altre cose - quel bollino di “warning” messo, in un’università liberal come la Columbia di New York, sulle Metamorfosi di Ovidio per via degli episodi di stupro che contiene... Dall’altra parte dell’Atlantico, a Oxford, si domandano se non stiamo creando una generazione di “snowflakes”, mammolette ipersensibili. Intanto, però, alcune scuole britanniche hanno imposto divise unisex con pantaloni per tutti: l’obiettivo dichiarato è non creare problemi a eventuali studenti transgender. Un successo? Mica tanto. Una madre si è ribellata e ha scritto ai giornali che la figlia adolescente si sente a disagio in quella divisa dal taglio maschile che le fascia il sedere. E scommettiamo che non è l’unica: per essere corretti a tutti i costi si rischia di improvvisare soluzioni
“un tanto al chilo” che fanno più danni che altro.
PROVACI ANCORA WOODY (SE CI RIESCI)
A Livorno, l’ultima edizione di Il senso del ridicolo,
il festival italiano sull’umorismo, la comicità e la satira, ha reso omaggio a Woody Allen con una rassegna dei suoi film più famosi. Ci voleva la città più irriverente d’Italia per sfidare la censura sociale che ha messo in ombra il regista dopo che la figlia adottiva Dylan Farrow lo ha - di nuovo - accusato di averla molestata da bambina. Un’accusa gravissima (da cui il regista fu assolto nel 1992) che ha spinto Amazon Studios a bloccare la distribuzione dell’ultimo film, Un giorno di pioggia a New York. Dopo una serie di vicende giudiziarie, sono stati restituiti ad Allen i diritti e nel 2019 il film è uscito in Europa, Asia e Sudamerica.
Viene da chiedersi: ma davvero vogliamo confondere l’opera con l’autore? Perché in tal caso dovremmo smettere anche di leggere Dickens, tanto per fare un esempio. Lo scrittore, irreprensibile padre di famiglia, aveva in realtà un’amante giovanissima (interpretata sullo schermo da Felicity Jones in The Invisible Woman). Non è meglio, allora, cercare di creare un nuovo modello di politically correct, meno ipocrita e più misurato? Perché guai a chi ci tocca la Befana!
SOTTO I RIFLETTORI In alto, Emma Watson (29), Florence Pugh (24), Saoirse Ronan (25) ed Eliza Scanlen (21): le Piccole donne della trasposizione del romanzo di Louisa May Alcott diretta da Greta Gerwig. A sinistra, Daniel Craig (51) al suo ultimo film di James Bond. La produttrice Barbara Broccoli ha appena smentito i rumors che volevano una donna nel ruolo del prossimo 007. A destra, Timothée Chalamet (24) e Selena Gomez (27) con Woody Allen (84) sul set di
Un giorno di pioggia a New York, girato nel 2017 e uscito in Italia lo scorso novembre.