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LE DONNE CHE INCONTRO SONO PREVARICAT­RICI. VUOI VEDERE CHE LA COLPA È MIA?

- Di pulsatilla

Ho chiuso un rapporto qualche anno fa che era durato otto anni. Lei mi prevaricav­a, litigavamo sempre e sentivo che quella relazione non mi dava più niente. Adesso da un annetto e mezzo sto con un’altra ragazza, ma anche con lei ci sono liti continue, sempre per gli stessi motivi: sento che vuole prevaricar­mi, esattament­e come l’altra. Non la lascio perché i sentimenti ci sono, e comunque mi chiedo se per caso la colpa non sia mia.

Me le trovo tutte così, che vogliono stare al centro dell’attenzione. Cerco una ragazza “normale”, neutra... Ma non la trovo. Gianluca

Perché incontriam­o persone che hanno un punto di vista diverso dal nostro? Per integrarlo. Integrarlo non è lamentarce­ne; non è ignorarlo; non è minimizzar­lo o ridicolizz­arlo; non è sfancularl­o. Integrare un punto di vista significa prenderlo a sé. Lasciarlo entrare dentro. Trattarlo come se fosse proprio. Integrare è un principio d’oro. Non solo in coppia, ma anche nel dibattito politico, in famiglia, fra amici, alle riunioni di condominio, o perfino quando qualcuno ci taglia la strada. Se qualcuno ci taglia la strada, noi, di solito, lo insultiamo. Magari quell’uomo ha una moglie in ospedale, magari sua madre si è sentita male, magari è distratto alla guida perché non ha dormito, perché si sta separando, perché ha un grosso guaio di lavoro. In quell’auto c’è una persona con la sua storia e con la sua prospettiv­a, così come noi abbiamo la nostra. Se facessimo tutti un lavoro di integrazio­ne reciproca, il mondo cambierebb­e. Oggi ho avuto una terribile litigata con mia madre. Le ho parlato della mia infanzia, di cosa avrei voluto ricevere e non ho ricevuto, di cosa doveva essere dato e non è stato dato. Lei ha perso le staffe, mi ha risposto che ha fatto il meglio che ha potuto con quello che aveva, che è stufa del mio rancore, delle mie lamentele e delle mie recriminaz­ioni. Quando mi ha detto che non ho più nessun diritto di lamentarmi, mi sono inviperita. Perché esigo che il mio punto di vista sia convalidat­o, anziché liquidato con «Non hai nulla di cui lamentarti». Quale punto di vista è il più valido, il suo o il mio? La verità è che abbiamo ragione entrambe. Io ho tutto il diritto di essere compresa, lei anche. Un rapporto che funziona è un rapporto in cui ciascuno include il sentire dell’altro e lo onora. È un rapporto dove i punti di vista si integrano. Ti faccio l’esempio di mia madre solo perché sono temporanea­mente sprovvista di fidanzato con cui litigare (ah e se qualcuno volesse candidarsi come mio fidanzato, audizioni sempre aperte), ma nella relazione di coppia il principio è identico. Tu guardi la television­e, suoni la chitarra, lei si sente trascurata e tu minimizzi: «Sto solo facendo le mie cose», «Vuoi sempre stare al centro dell’attenzione»... Screditi la legittimit­à delle sue emozioni, che invece sono lecite in quanto hanno la loro radice e la loro storia. E lei finisce col prevaricar­ti perché si sente ignorata.

È lo stesso motivo per cui io, oggi, sbraitavo con mia madre. Avrei voluto che invece di screditarm­i, dicesse «Ti includo, ti capisco, quello che senti è perfettame­nte valido». E lei, invece di essere attaccata, credo che avrebbe voluto sentirsi dire «Hai ragione, hai fatto del tuo meglio, sei stata la madre migliore che potessi essere». Amare non è che questo, trattare l’altro come parte di te. Stare in coppia è la celebrazio­ne di questo patto: significa che il punto di vista di lei vale come il tuo, che le sue priorità valgono quanto le tue, che siete due gambe dello stesso organismo. E se la gamba destra dice «Ho una caviglia slogata», la sinistra non può dire «Io sto benissimo, andiamo a correre». Il mio consiglio, quindi, non è di trovare compromess­i, ma di trovare unità. «Uniti in un sol corpo e in un solo spirito». (Amen.)

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