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VUOI GIOCARE? YES, YOU CAN

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Grazie alla tenacia di Nausicaa, che nel 2011 a Bologna giocò in un campo di patate la sua prima partita di football americano, in meno di un decennio sono nate in Italia 15 squadre femminili. «Mi dipingono come una paladina» si schernisce lei, «ma è stato solo insieme alle altre che abbiamo cambiato il corso della storia». Sempre più ragazze infatti si avvicinano a questo sport, sul quale pesa il pregiudizi­o che sia violento. «Certo, quando giochi puoi farti male, quindi devi fidarti, mettendo la tua vita nelle mani della tua compagna di squadra. Ma la violenza è altro. Per esempio, è quella sulle donne, contro cui anche noi, Le Sirene, combattiam­o. Il 25 novembre su Instagram abbiamo postato uno scatto dove siamo in campo con i lividi». Se leggendo ti è venuta voglia di provare a unirti a un team, contatta la Federazion­e italiana (fidaf.org) o, se vivi a Milano, @sirenemila­no: le selezioni sono aperte a tutte, dai 16 ai 42 anni. Per una volta, quindi, l’Italia dà dei punti agli States, Paese d’origine di quest’attività, che è ancora la più popolare, ma preclusa alle donne. Nelle università sono attivi i network di ragazze appassiona­te che però possono giocare solo a flag football, la versione soft. In pratica, manca il contatto fisico: l’azione dell’avversario viene interrotta prendendo una bandierina (flag) attaccata alla sua cintura. «Il flag football è seguito, perché candidato a diventare olimpico ai giochi di Parigi 2024, ma il football è un’altra storia, che ti rende migliore: devi rimanere in piedi quando ti buttano giù e quando lo fanno rimetterti in piedi. Come nella vita», continua Nausicaa, che coltiva il sogno di fondare una squadra femminile nei college Usa. «Vorrei dare il “la” a un movimento che regalerà poi alle ragazze americane la possibilit­à di giocare. Ci sono squadre femminili di cricket, di calcio, di volley: perché non il football?». Noi siamo certe che ce la farà, vero?

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