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STORIA DI MANK, GENIO IN BIANCO E NERO

- Roberta Sarugia

Due auto sfrecciano su una polverosa strada della California. Sembra una vecchia pellicola, anche i titoli di testa hanno quel sapore, ma poi dalle vetture scendono Gary Oldman e Lily Collins. Comincia così Mank di David Fincher (Fight Club, The Social Network), su Netflix dal 4 dicembre. Si racconta la storia del drammaturg­o e sceneggiat­ore realmente esistito Herman J. Mankiewicz, chiamato, appunto, Mank. Geniale, deluso da Hollywood, alcolizzat­o, nel 1940 s’inventa su incarico di Orson Welles lo script di Quarto potere, e lo fa in appena sessanta giorni, bloccato a letto con una gamba rotta, in un ranch isolato dal mondo. La segretaria Rita/Lily Collins sta seduta al suo fianco, pronta a trascriver­e i dialoghi-capolavoro che lui le detta. Girato in bianco e nero, con battute fulminanti, un incastro di flashback e attori in stato di grazia (dal protagonis­ta Oldman ad Amanda Seyfried, nelle foto in alto), il film è già in odor di Oscar.

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