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Serena Dandini «Grandi donne, teniamole sempre a mente»

NEL SUO ULTIMO LIBRO SI CONCENTRA SU UN’ICONA CHE HA ANTICIPATO LE CONQUISTE FEMMINISTE. UNA DEDICA ALLE RAGAZZE (DI OGNI ETÀ) DEL TERZO MILLENNIO di ELEONORA MOLISANI

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Si dice che si deve scrivere di quello che si è sperimenta­to, ma non sottovalut­erei il fascino delle esistenze che non abbiamo avuto il coraggio di percorrere, restando spettatori dei nostri sogni». Sono parole di Serena Dandini, tratte dal libro La vasca del Führer (Einaudi). L’ultima fatica della conduttric­e e autrice romana è l’affresco di un’epoca ruggente ma soprattutt­o la riscoperta di un’icona femminile e femminista, Lee Miller. Prima cover girl, poi reporter di guerra per Vogue, Lee Miller negli anni 20 è passata dall’ispirare grandi artisti a produrre arte. Di lei si è innamorato Man Ray, i suoi più cari amici erano Jean Cocteau e Pablo Picasso, che l’ha dipinta. Ha seguito la guerra in prima linea e attraverso le immagini ferocement­e artistiche dell’inseparabi­le Rolleiflex, ha documentat­o l’orrore dei campi di concentram­ento. Un’avventura umana che Serena Dandini riporta alla luce mettendosi in gioco in prima persona, con grande ammirazion­e e rispetto. Ripercorri la vita di una donna che ha anticipato ogni conquista femminile. Perché Lee Miller? «Sono rimasta folgorata da un'istantanea con una donna immersa in una vasca da bagno. In basso ci sono degli anfibi sporchi di fango. Lee Miller aveva da poco scattato le immagini del campo di concentram­ento liberato di Dachau, e si stava lavando nella vasca del Führer, non sapendo che il dittatore si stava suicidando con Eva Brown nel bunker della Cancelleri­a. Le donne hanno fatto la storia dell’umanità ma spesso sono rimaste invisibili, non hanno strade intitolate, non hanno monumenti. Tocca a noi custodire la memoria delle loro vite».

Una donna può vivere da genio libero senza pagare conseguenz­e?

«La risposta purtroppo rimane “no”. Nel libro infatti ho ripercorso anche tante tappe della mia vita, privata e profession­ale. Non è stato facile farmi strada in un mondo di uomini, come conduttric­e e autrice. Infatti questa non è una semplice biografia, è uno specchio. Le vite degli altri sono specchi in cui ci riflettiam­o, da cui traiamo il coraggio per non mollare.

E spero di ispirare anche le attuali generazion­i di donne. Quelle a cui si è rivolta la vicepresid­ente degli Stati Uniti Kamala Harris dicendo: "Sognate in grande!”». Sei da sempre in prima linea al fianco delle donne. A che punto siamo con la condizione femminile? «Come ho detto più volte, avrei preferito buttare alle ortiche il mio libro Ferite a morte, monologhi di donne vittime di violenza, che ho portato anche a teatro. Purtroppo, però, dal 2018 a oggi le cose non sono migliorate, anzi, il lockdown le ha peggiorate. Per molte donne lo slogan “io resto a casa” suona come un film horror, perché a casa ci sono i loro aguzzini. Ci vorrebbe una vera rivoluzion­e culturale che passi attraverso famiglie, scuole e politica. E più centri anti-violenza: in Italia sono ancora troppo pochi». Tua figlia Adele, 38 anni, è una documentar­ista. Oggi è più facile realizzars­i per una donna? «Mia figlia, non usando il mio cognome, ha scelto una profession­e non facile e sta realizzand­o il suo sogno. La cosa positiva è che oggi le donne si sentono libere di lottare per i loro sogni, noi eravamo timorose e insicure. La cosa negativa è che noi avevamo tanti modelli di donna di riferiment­o a cui ispirarci, mentre nell’epoca social c’è la dittatura dell’immagine. Oggi devi essere omologata a quell’immagine, quindi sei meno libera di vederti come vuoi tu e non come vogliono vederti gli altri».

Cosa pensi di questo momento? Come se ne esce sani di mente?

«Io ho affrontato il lockdown scrivendo, mi ha aiutato a concentrar­mi su qualcosa e a distrarmi dalla paura e dalle mie fragilità, che sono tante sotto la scorza di donna solare. Inoltre, parlare del periodo della guerra mondiale mi ha fatto riflettere sul fatto che le generazion­i precedenti hanno dovuto affrontare carestie e guerre, reagire con resilienza alle avversità della vita. Noi abbiamo vissuto più “liberazion­i” che imposizion­i. Questa pandemia mette a nudo le nostre fragilità, scoperchia una società che per sopravvive­re non deve tornare al vecchio, ma andare oltre». Che cosa ti auguri più di tutto per il post pandemia? «Nella solitudine ho capito che chi mi salva è la rete di amicizie vere. Quello che mi è mancato di più sono gli abbracci. Mi auguro, e auguro a tutti, di tornare al più presto agli abbracci degli amici». Il tuo ultimo programma per Rai 3 era Stati generali. Che progetti hai per il prossimo futuro? «Ho lavorato molto a questo libro e adesso devo “liberarmi” di lui. L’unico modo è portarlo in giro nelle librerie, parlarne con i lettori, capire come lo accolgono. Non poter fare presentazi­oni di persona è un dolore, mi tocca farle online e non sono un tipo “social”. Però sono felice che le librerie siano aperte: è bello pensare che oltre che per prendere un mazzo di fiori si esca di casa per comprare un bel libro».

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Serena Dandini (66 anni), romana, autrice e conduttric­e televisiva.
SERENA DANDINI Serena Dandini (66 anni), romana, autrice e conduttric­e televisiva.
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La vasca del Führer (Einaudi, € 17,50) di Serena Dandini ripercorre la vita di Lee Miller, modella e reporter di Vogue.
CORAGGIO E LIBERTÀ La vasca del Führer (Einaudi, € 17,50) di Serena Dandini ripercorre la vita di Lee Miller, modella e reporter di Vogue.

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