La colonna sonora della realtà
SONO ARTISTE CHE DIFENDONO I DIRITTI DELLE MINORANZE, CANTANO DI GUERRA E VIOLENZE. TUTTA VITA VERA DI RACHELE DE CATA
Sole, cuore e amore? Sì, aggiornati al 2020. Ovvero diritti Lgbt, uguaglianza, attivismo. Le nuove donne della musica sono tostissime, hanno alle spalle storie difficili, scrivono e cantano testi impegnati. Così le canzoni riscoprono un valore sociale: rappresentare la realtà, anche quella che alcuni vorrebbero non vedere. «Sono cresciuta in Valle d’Aosta in un paesino di 50 abitanti. Lì la diversità non esisteva» racconta Dolche, già conosciuta come Naïf Hérin. Un matrimonio fallito (con un uomo), il nuovo amore per una donna, un figlio e un disco, Exotic Diorama, uscito nei giorni in cui papa Francesco ha aperto alle unioni civili: «È un bellissimo risveglio mediatico. Siamo tutti uguali davanti a Dio». Ambasciatrice della comunità Lgbt, Dolche nelle sue canzoni cerca il riscatto. Come in Sunday Mood dove affronta il tema della violenza domestica: «Quando si instaura un rapporto di sudditanza, fisica o psicologica, le uniche persone che possono fare qualcosa per il cambiamento siamo noi stesse». La pensa allo stesso modo anche Chadia Rogriguez, che con Bella così, il pezzo sul body shaming e cyber bullismo cantato in duetto con Federica Carta, ha totalizzato 8 milioni di stream, 12 milioni di views e oltre 100mila video su TikTok (commovente l’interpretazione di My Drama a X Factor 2020).
Dimostrando, numeri alla mano, che la musica è verità. Martina Beltrami, cantautrice dall’ultima edizione di Amici, sta per pubblicare il suo album d’esordio. Nell’attesa, ha rilasciato i singoli Luci Accese (2 milioni di stream su Spotify) e il più recente Ti vengo a cercare:
in entrambi i pezzi la sua forza è la vulnerabilità, il mostrarsi senza difese, il «volersi senza la necessità di doversi dire troppo».
L’AMORE UNIVERSALE
Una sorta di superpotere, quello che lega le donne alla musica, capace di fare il giro del mondo. La cantante bolognese Senhit (di origine eritrea) concorrerà all’Eurovision Song Contest 2021 per San Marino. Nel frattempo, dall’estate scorsa, rilascia una cover al mese tra i brani che hanno fatto la storia della competizione canora, reinterpretandoli con la direzione artistica di Luca Tommassini. L’obiettivo di Freaky trip to Rotterdam (questo è il nome del progetto) è riflettere
sui principi di uguaglianza e di libertà di espressione.
E se nel primo capitolo del percorso Senhit ironizzava su temi attuali quali il ruolo della donna (la cover è Cheescake, un pezzo bielorusso del 2014), nel terzo c’è l’omaggio agli anni 60, alla televisione in bianco e nero, a Wonder Woman e a Cher. La canzone è Ding-a-Dong
dei Teach-In (Paesi Bassi, prima classificata nel 1975), l’obiettivo porre l’attenzione sul fatto che non ci sono
leggi a sostengo di trans e drag queen. Temi affini alla produzione canora de Le Deva, il gruppo tutto al femminile che dal 2016 porta avanti la battaglia per sostenere la parità dei diritti. Brillare da sola è il loro ultimo singolo, testo di Tony Maiello. «Il brano nasce dall’esigenza di raccontare il coraggio delle donne» spiega l’autore. «Sono mamme, sorelle, amiche, punti di riferimento. Le donne sono piccole stelle e senza di loro la vita non sarebbe mai esistita».
UN DILEMMA ESISTENZIALE
È uno dei casi musicali del 2020. Lous and The Yakuza, pseudonimo di Marie-Pierra Kakoma, 24 anni, nata in Congo, scappata in Belgio, tornata in Ruanda e di nuovo fuggita dalla guerra, in primavera ha scalato le classifiche con il singolo Dilemme, un pezzo urban in cui si mixano pop e trap. E temi forti, come la sua storia.
Si racconta della sua vita in strada, alla periferia di Bruxelles, delle notti passate in studio, di una malattia che l’ha portata più volte in ospedale: «Nel ghetto hanno sempre pensato che potessi farcela. La gente della strada ha riposto fiducia in me, un fiore cresciuto tra spacciatori e delinquenti». Gore è il suo primo album, uscito a fine ottobre. «Vorrei descrivermi come una bella persona che fa musica, un essere umano, una donna black». Attivista, ha visto la atrocità di cui è capace l’essere umano. «Bisogna dare alle donne più occasioni», dice oggi. Le sue, se le è prese da sola.