Consigli non richiesti
BBuone feste. Spero che abbiate fatto un buon pranzo di Natale: gomitate augurali, brindisi da un capo all’altro del tavolo con eloquente alzata di sopracciglio, panettone acquistato senza utilizzo di contanti, selfie con guanto monouso, poesia di Natale recitata dietro un pannello di plexiglass. A questo punto, invece di fare i soliti pensieri triti e ritriti su quanto è stato
sfigato il 2020, nonché per distrarvi dall’ansia di essere positivi al sierologico o di dover fare un molecolare orofaringeo, vorrei rivolgere la vostra cortese attenzione all’invasione delle locuste. [Parte sigla del National Geographic].
La locusta migratoria del deserto è un simpatico e saltellante insetto che, come dice il nome, è migratorio, e vive nel deserto. La locusta vive due tipi di fasi: quella solitaria e quella gregaria. Nella fase solitaria è un po’ come la mia amica Anna durante il lockdown, se ne sta tutta sola e si incontra di tanto in tanto con un’altra locusta solo per accoppiarsi. Poi c’è la fase gregaria, in cui la locusta incontra tante locuste, ma prima facciamo un passo indietro. A partire dal 2018 una serie di cicloni ha attraversato la penisola arabica portando inaspettati quantitativi d’acqua tra le dune desertiche. L’anno successivo altri cicloni hanno causato alluvioni in Pakistan, Yemen, Bangladesh e specialmente in Somalia. Tutte aree normalmente asciutte che si sono ritrovate inondate. Quando il clima diventa umido e piovoso, la vegetazione aumenta e la locusta inizia a formare assembramenti. (Le locuste non hanno DPCM). E a produrre un ormone che innesca mutazioni nell’aspetto e nel comportamento. Cambia colore, il corpo diventa più leggero e resistente, il cervello si ingrossa, si accoppia tantissimo (molto più di Anna) e vola in cerca di cibo. Ora, al termine di questo 2020, tutti si lamentano del Covid; o al massimo di Trump, del crollo del prezzo del petrolio, della crisi economica; e volendo potremmo parlare anche del fatto che l’altro giorno sono andata dall’estetista per farmi il baffo e che la lama calda mi ha provocato un’ustione che poi è diventata un herpes, trasformandosi in un’infestazione purulenta che ha iniziato a camminare verso il mento (commento del farmacista: «Deve avere le difese immunitarie basse», la frase che chiunque sogna di sentirsi dire quando fuori c’è una pandemia in corso); ma, per onor di completezza, vi ricordo che nel 2020 abbiamo avuto anche l’invasione delle locuste. Trattandosi di una tipica persecuzione biblica, comincio a pensare che forse dall’alto dei cieli stanno cercando di dirci qualcosa. Decine di migliaia di locuste si sono spostate in sciami da centocinquanta milioni di insetti per chilometro quadrato, divorando ogni giorno un quantitativo di cibo pari a quello di trentacinquemila persone. Adesso stanno andando in India, e uno potrebbe dire: India? Ah, fiù, non c’è da preoccuparsi, io sto ad Avellino. Ma una cosa buona la pandemia ce l’ha insegnata, ed è questa: non possiamo ignorare quello che succede nel mondo, dobbiamo pensare in maniera organica. La natura è unita, l’acqua è unita, l’aria è unita, a fauna è unita, l’economia è unita, tutto è unito. E tutto parte dal cambiamento climatico, come sempre. L’innalzamento della temperatura degli oceani ha portato un quantitativo inusuale di piogge che hanno fatto proliferare la vegetazione e questo ha fatto scaturire il moltiplicarsi delle locuste.
Che non è una persecuzione, dunque. Come sempre, tutto parte da noi. Una buona notizia: da noi non dipendono non solo le catastrofi, ma anche i cambiamenti in positivo. Se ci rendiamo conto di essere interdipendenti, se facciamo uno scatto di coscienza di gruppo, possiamo uscire dall’emergenza. Ne usciremo insieme, oppure non ne usciremo. Quindi mi raccomando, usciamone insieme. Buon 2021. Abbiate cura gli uni degli altri.
NON SI PUÒ IGNORARE ciò che succede nel mondo. QUESTO LA PANDEMIA ce l’ha insegnato