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The Kolors «Siamo Eighties Kids»

PARLA IL FRONTMAN STASH. DAL SINGOLO MAL DI GOLA ALLA PICCOLA GRACE. PASSANDO PER VASCO ROSSI E GLI ANNI 80: UN’ISPIRAZION­E

- di RACHELE DE CATA

Gli sorride il viso, la voce è dolce e il cuore, si sente anche a distanza, gli esplode di gioia. Antonio Stash Fiordispin­o, leader della band The Kolors, da tre mesi è diventato papà. La sua Grace (la mamma è l’ex Miss Abruzzo e giornalist­a tivù Giulia Belmonte) ha aggiunto l’ultimo tassello: «Me lo dicevano gli amici e lo so che sembra una frase trita e ritrita ma l’amore che provo non si può descrivere, è qualcosa di troppo forte». Intercetti­amo Stash nei dintorni di Pescara, terra d’origine della sua compagna: «Ci siamo trasferiti temporanea­mente per la gravidanza e la nascita di Grace. Ma io non ho mai smesso di lavorare: ho trovato uno studio dove produco continuame­nte musica, non solo per la mia band. Ho messo subito radici, sento un’energia pazzesca nei confronti di questo posto». Continuare a lavorare ha significat­o per i The Kolors l’uscita del singolo Mal di gola, un pezzo dal suono anni 80 accompagna­to da un video pieno zeppo di citazioni, dal walkman alla Fiat Panda, dai paninari a Vasco. Un tuffo al cuore per chi li ha vissuti.

Il funky anni 80 è il tuo mondo.

«Sì, penso di essere un “Eigthies Kid” da sempre. Dal punto di vista artistico gli anni 80 sono stati la fonte di ispirazion­e maggiore: hanno abolito i cliché della rock band. Io adoro la scena pop punk britannica e sono sempre stato “permeabile” a quel mondo. Anche sull’estetica, che è l’altra faccia degli 80: la ricerca dell’iconicità estrema in ogni progetto».

Parlaci di Mal di gola.

«La canzone nasce come un provino piano e voce fatto l’estate scorsa a casa mia a Milano. L’ho messa giù in una mezz’ora e mi sembrava forte, ma non facile. Dal punto di vista armonico-melodico infatti non ha un gran ritornello e non rispecchia i canoni del pop. Poi l’ho riascoltat­a dopo qualche settimana e parallelam­ente accadeva un’altra cosa: ho visto l’annuncio su un sito, un mercatino musicale, di un signore di Napoli che vendeva un sintetizza­tore originale degli anni 80. Il giorno stesso ho mandato mio papà a comprarlo, ed era il suono perfetto per Mal di gola. Il brano si prestava a questo tipo di vestito un po’ vintage».

Tra le citazioni che fai, c’è Siamo solo noi di Vasco Rossi (brano del 1981, ndr). Ti sei mai sentito solo?

«La solitudine l’ho vissuta in maniera pesante quando mi sono trasferito dal nulla a Milano. Avevo 18 anni, ho lasciato Napoli, una città dove gli amici sono fratelli. Però quello è stato il salto che mi ha fatto crescere tanto perché quando sei veramente da solo – e non chiuso nella tua cameretta mentre gli altri sono in salotto – allora quella sensazione è la cosa più brutta in assoluto ma è anche una spinta a impegnarti per avere quello che vuoi. E quindi io ringrazio la mia solitudine. Mentre per Vasco è tutto un altro discorso».

Spiegati meglio.

«Il concetto di Vasco ha a che fare col sentirsi meno soli, più che col sentirsi da soli. Con questa canzone vuol dire che puoi trovare conforto nella gente come te, contiene in sé un senso di comunità. Inoltre Vasco racconta un sentimento universale: lo si può provare in diversi momenti della vita o della giornata. Anche in una relazione puoi pensare “siamo solo noi” perché quando chiudi la porta stai vivendo il momento più intenso, bello o brutto che sia. Per me quindi il suo testo esprime un mondo, è un passe-partout generazion­ale. E il fatto che Vasco mi abbia postato nelle sue storie mentre spiego in questi termini la sua canzone vuol dire che lui ha capito cosa intendo».

Sei un super fan di Vasco Rossi?

«Certo! Essere ripresi da un idolo come lui, quello che citi nella tua canzone è un goal estremo. Vasco l’abbiamo conosciuto nel 2017, in studio. Stavamo provando quando lui è entrato e ci ha fatto i compliment­i perché suonavamo. Capisci? In un momento storico in cui la musica suonata non esiste quasi più, e in classifica ci sono brani con pochi strumenti musicali. E Vasco se ne accorge: per noi è stato vincere il superenalo­tto!».

Ragazzo fortunato, come la canzone che hai cantato a Sanremo con Random.

«La mia presenza al Festival deriva dalla vicinanza umana che ho con Random. Avevo già ricevuto un paio di telefonate per i duetti ma avevo declinato l’invito: quest’anno ho preferito non rifare Amici (è stato per due anni prof. di canto, ndr)e non tentare il Festival. Sapevo che la nascita di Grace mi avrebbe sconvolto la vita e allora ho preferito non spingere su altri impegni. Ma quando mi ha chiamato Random, che è un po' un mio figlio dal punto di vista artistico, non mi sono sentito di dirgli di no. Ha scelto tutto lui: la canzone e l’arrangiame­nto. È un suo progetto, non dei Kolors, ma noi lo sosteniamo in pieno».

Uscirà un nuovo album dei Kolors?

«Sarebbe bello, ma per una band uscire con un album senza suonarlo dal vivo è un po’ un controsens­o. Noi veniamo dai live, l’estate scorsa abbiamo fatto degli eventi con mille persone, ma ai concerti ne venivano 20, 30mila. Vedremo, una ripresa ci sarà anche quest’anno, ma non credo che torneremo a come eravamo prima del 2022».

Stash, parliamo finalmente di Grace. Come avete scelto il nome?

«Piaceva a Giulia e ci ha convinti subito. Anche nelle reference: per lei Grace Kelly, per me Grace Jones. Poi abbiamo provato con altri nomi, ma niente. Era Grace sin dall’inizio».

Com’è? Dorme la notte?

«Sì, ha capito che quando è buio si fa la nanna. E io ho una mia tecnica: la prima canzone che le ho cantato quando siamo tornati dall’ospedale era Let It Snow nella versione di Frank Sinatra. Beh, appena la sente, si addormenta».

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Da sinistra: Alex Fiordispin­o (31), Stash (33), Daniele Mona (31).
INSIEME DAL 2010 Da sinistra: Alex Fiordispin­o (31), Stash (33), Daniele Mona (31).
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Sopra, la cover del singolo Mal di gola. Sotto, Stash in un costume di Carnevale con la figlia Grace, nata a dicembre 2020 da Giulia Belmonte, giornalist­a tivù ed ex Miss Abruzzo.
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