Una folla in copertina (e c’è anche il cane!)
Non prendetevela con me se i cantanti in copertina sono un po’ piccoli, prendetevela con Claudio Baglioni, il direttore artistico del Festival di Sanremo. Che ha scelto sì 20 concorrenti per la categoria Campioni, ma tra loro ci sono per esempio gli Elio e le Storie Tese (che sono in sei), Lo Stato Sociale (cinque) i Decibel (tre), più tutti quelli che si presentano in duetto o addirittura in trio. Morale, nel solito spazio della copertina (che misura 20,4 x 25,4 centimetri) ci sono 43 persone (42 concorrenti più Baglioni) e per non farci mancare niente, anche un cane (Ondina, l’irresistibile barboncino di Ornella Vanoni). Credo che nella storia di Sorrisi non sia mai successo. Voi ora la vedete bella e pronta, ma credetemi: per realizzarla ci vogliono un sacco di cose (oltre naturalmente a un po’ di fortuna), tutte fondamentali. Serve un giornale autorevole come Sorrisi, prima di tutto, il più venduto d’Italia e il più amato, che ispira fiducia a Claudio Baglioni e ai «suoi» cantanti perché tutti sanno che non spettegoliamo, non rubiamo foto in cui fanno smorfie o sono venuti male, non li spiamo mentre parlano tra loro. E vogliamo loro tanto bene. Poi servono l’esperienza e l’amore di Rosanna Mani per questo giornale: per me è la nostra «forza tranquilla», sempre serena e decisa anche in un giorno così complesso e a rischio continuo di intoppi (sul nostro sito sorrisi.com c’è un divertente filmato che spiega bene cosa intendo dire). Servono fotografi e giornalisti bravi e veloci (in un solo giorno bisogna far tutto). Ci vogliono due tipe irresistibili come Tania Frusciello e Manuela Mastrogiuseppe, che dirigono il traffico in studio sfoderando i loro smaglianti sorrisi (ma pronte a ringhiare, nel caso...). E soprattutto c’è bisogno di voi, amatissimi lettori, che date un senso al nostro lavoro. Questo numero speciale, con tutti i testi delle canzoni in gara, le foto e le interviste ai partecipanti, è frutto di uno sforzo gioioso e della voglia di darvi qualcosa di unico. La cosa buffa è che è qualcosa di unico, sì, ma in centinaia di migliaia di copie...