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CANTO I SENTIMENTI NEL MIO DIALETTO ROMANO

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Chi pensa al Festival non può non ricordare Luca Barbarossa, vincitore nel 1992 con «Portami a ballare», oggi in gara per la nona volta. «Il primo Sanremo di cui ho memoria l’ho visto nel 1968 dal televisore in bianco e nero sul mobile alto della cucina» dice lui. «Da piccolo, vedere il faccione di Louis Armstrong e i suoi occhi “a palla” mi spaventò» rammenta. «Ma mi diede anche “l’imprinting”: è stato allora che ho capito cosa vuol dire emozionare con la musica».

E di emozioni il cantautore romano ne ha avute tante: «Conservo ancora il telegramma che mi mandarono Franca Rame e Dario Fo nel 1988 per ringraziar­mi di aver portato il brano “L’amore rubato”, che parla di violenza sulle donne» dice. «È un tema purtroppo ancora attuale».

All’Ariston ora l’artista propone «Passame er sale», uno degli 11 brani inediti, tutti scritti rigorosame­nte in dialetto romano, contenuti nel nuovo album «Roma è de tutti». Il disco esce il 9 febbraio; poi Barbarossa andrà in tour nei teatri a partire dal 16 marzo. La canzone sanremese parla d’amore: «Non quello che si vive nella fase dell’innamorame­nto, ma quello che ci accompagna per tutta la vita in un crescendo di sentimenti» spiega Barbarossa. «Quello profondo, che attraversa i momenti più difficili. Quello dell’allontanam­ento e dei riavvicina­menti, che resiste ai figli che crescono e al tempo che passa».

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