TV Sorrisi e Canzoni

Il cucchiaio di legno

- di Aldo Vitali

Con mia mamma andava così: appena scopriva una mia, chiamiamol­a così, «bravata», mi convocava in cucina e sventoland­o il cucchiaio di legno come una bandierina iniziava un breve interrogat­orio. Solo domande («Ma cos’hai nel cervello?», «Cosa dovrei farti ora io?», «Mi dai una spiegazion­e?»), le risposte non erano previste, né certamente osavo darne, perché se avessi accennato ad aprire bocca il cucchiaio di legno sarebbe entrato in azione. Poi arrivava il castigo, secondo me sproporzio­nato, tipo «per due mesi non vedi i tuoi amici». Questo, in molti casi, non bastava a evitare la sberla che sanciva la fine della... puntata. Col tempo le cose sono cambiate, io ho messo la testa a posto, mia mamma si è addolcita e comunque, per sicurezza, ho deciso di trasferirm­i a Milano e mettere tra me e lei 300 chilometri di distanza. Le ho sempre voluto, allora come ora, un bene infinito (sebbene la vista di un cucchiaio di legno continui a turbarmi). Ma avrei preferito se ai tempi in cui ero un ragazzino si fosse comportata come si comporta Franca Leosini con i feroci assassini che si trova di fronte: parla loro in maniera pacata, li rimprovera con durezza ma senza cucchiaio di legno, cerca di capire perché han fatto quello che hanno fatto. Come molti italiani sono pazzo di Franca Leosini. Che racconta a Stefania Zizzari i segreti delle sue «Storie maledette» in un’intervista a pagina 30 che non potete perdervi...

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