Secondo me Cosa ho imparato in un ospedale
di CLEMENTE J. MIMUN
Qualche anno fa sono stato colpito da un ictus. Nella sfortuna, il destino ha voluto che abbia potuto usufruire di una riabilitazione straordinariamente efficace in un istituto convenzionato con la sanità pubblica, il Santa Lucia di Roma, una delle grandi eccellenze della medicina italiana. È accaduto nel 2011 e non ero solo. Lamberto Sposini e io, amici da sempre, ci siamo ritrovati tutti e due «fulminati», a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, in due stanze adiacenti. Per cento giorni ho fatto esercizi snervanti, e per me incomprensibili, sotto l’occhio attento di medici e soprattutto di fisioterapisti bravi e generosi. Non stavo in piedi, ma mi hanno fatto uscire dall’ospedale con le mie gambe. Guardando al loro impegno, alla competenza, agli sforzi che compiono quotidianamente e all’enorme responsabilità che ricade sulle loro spalle, sono certo che non lo facciano soltanto per la busta paga (fin troppo leggera), ma perché spinti emotivamente ad aiutare gli altri con grandissima generosità. Ci sono diverse altre categorie che ci aiutano con la stessa buona volontà. A tutti loro dovremmo dimostrare l’affetto e la riconoscenza che meritano. Certo, fanno il loro dovere, ma c’è modo e modo.