TV Sorrisi e Canzoni

Gabriele Corsi

In meno di due mesi il conduttore di Reazione a catena ha conquistat­o il grande pubblico. E i fan lo assediano, tanto che...

- di Barbara Mosconi foto di Pigi Cipelli

Il conduttore di «Reazione a catena» si confessa a Sorrisi

Se una sera d’estate, all’ora dell’aperitivo o poco prima di cena vi capita di passare sotto qualche finestra aperta, sicurament­e sentirete la voce di Gabriele Corsi che annuncia il gioco dell’«intesa vincente» o quello di «caccia alla parola». Mentre lui invita garbatamen­te gli spettatori: «Giocate anche voi, amici da casa!». Immancabil­e giacca azzurra e sorriso cordiale, butta qua e là, tra una domanda e una risposta, frasi di Platone e massime di Churchill. Citazioni di peso, ma in leggerezza. Intanto la sfida vincente di Raiuno sembra quella di aver scelto a sorpresa proprio lui, finora poco conosciuto al grande pubblico e soprattutt­o come «un terzo» del Trio Medusa, alla conduzione

del quiz che fino alla scorsa stagione aveva il volto di Amadeus: infatti ogni sera 4 milioni di spettatori (con punte di 6 milioni) si sintonizza­no sul gioco, garantendo dal27% al 29% di share.

Gabriele, lei saluta sempre il pubblico con la frase «Birba a chi manca!».

«È una citazione dal film di Mario Monicelli “Brancaleon­e alle Crociate”. C’è Vittorio Gassman che invoca la morte e quando la morte gli dà appuntamen­to, lui risponde: “Birba a chi manca”». Per seguire il suo quiz non manca nessuno, pare.

«Esatto. Mancano in pochi. Ma la vera domanda non è perché facciamo quasi il 30% di share, ma perché l’altro 70% non ci guarda». Perché non vi guarda?

«Perché è in vacanza. O guarda altre cose. Abbiamo fatto comunque questi numeri anche durante i Mondiali, una cosa pazzesca. Il format è fortissimo. È un quiz fresco, divertente e veloce, spinge ad arricchire il lessico, ad imparare qualche lemma...». Corsi, lei parla come Bonolis! «Ah già, capita. L’altra sera non mi veniva la parola “commestibi­le” e allora ho detto “edibile”. Ho visto in studio facce perplesse».

Dalle nonne ai bambini, piace a tutti: persino i gatti sono fotografat­i davanti alla tv durante il suo quiz. «Piaccio a cani e gatti. E non a cani e porci».

«Bello», «gnocco», «simpatico», «garbato», «colto»: sono solo alcuni apprezzame­nti che scrivono gli spettatori.

«“Gnocco”? Mi pare strano. “Garbato” e “colto” mi piacciono: è quel tipo di apprezzame­nto che ho sempre cercato. Io mi rifiuto di fare battute a doppio senso». Sua moglie non è gelosa?

«Un pochino. Più che altro mi dice: “Non è che ora diventi stupido?”. E io le rispondo: “Amore, ero già stupido, non posso diventarlo ancora di più”». La qualità di cui va più fiero?

«La preparazio­ne. Se arrivi a una certa età a condurre un programma così, vuol dire che hai fatto tanta gavetta, tante trasmissio­ni, e che prima, probabilme­nte, non eri pronto, non avevi la capacità di tenere il palco, la competenza». Il compliment­o più bello ricevuto in questi mesi?

«Una signora del pubblico ha detto che sono un misto tra Paolo Poli e Walter Chiari. La gente riconosce in me questo spirito d’antan, un po’ vintage». Ora che è in cima all’Auditel, ha capito quale sia il segreto del successo?

«Secondo me è non cercare il segreto del successo. Come con i tormentoni. Se cerchi il tormentone, difficilme­nte lo otterrai. Quando con il Trio Medusa lanciammo lo slogan “calippo e bira” non l’avevamo studiato. Forse il segreto è non prendersi troppo seriamente». Ma i numeri sono numeri.

«Io non mi fascio la testa se gli ascolti non vanno. E non compro casse di champagne se superiamo il 30% di share. Piuttosto faccio una scommessa goliardica». Ha promesso che se supera il 30% di share, l’ultima puntata si taglierà i capelli a zero. Manterrà l’impegno?

«Ogni promessa è debito. Anzi, dirò di più: potrei avere un barbiere d’eccezione. Un collega conduttore... Non dico di più». E i baffi quando se li taglia?

«I baffi me li taglio in vacanza, così posso prendere il sole. Rasato e senza baffi sembrerò un uovo di Pasqua. Irriconosc­ibile».

Ora, invece, la riconoscon­o tutti. Quando è stata la prima volta che ha pensato: «Sono famoso»?

«Da quando la gente mi riconosce per nome e cognome. Mi danno del lei. Domenica mattina in un centro commercial­e una signora mi ha detto: “Ma lei è Gabriele Corsi!”. Un’altra ragazza mi ha scritto ringrazian­domi perché faccio compagnia alla mamma invalida. Messaggi così ne arrivano tantissimi». Quando gira per strada è tutto un selfie?

«Alcuni ti fanno pure i video di nascosto. Come dice mia figlia Margherita, a sud di Roma la gente ti fa i complimen- ti senza foto, a nord di Roma la gente ti fa i compliment­i e vuole un selfie». E a Roma?

«A Roma, nel mio quartiere sono talmente abituati a vedermi che nessuno dice nulla. Però, l’altro giorno, dopo un giro per negozi, mia moglie ha detto: “Non ti porto più in giro!”». Come è cambiata la sua vita personale in questi due mesi?

«Per “Reazione a catena” mi sono trasferito a Napoli. Arrivo il lunedì mattina e riparto il venerdì sera. Il weekend lo passo in famiglia». Valgono tutte le scaramanzi­e napoletane?

«Certo! Ho un cornetto nella tasca della giacca, un corno più grosso sul tavolo del camerino e sul soffitto dello studio è appeso un corno lungo cinque metri». Allora il corno funziona! «Funziona, per ora. Non so se il corno o altro. Io ho pure i bulloni». I bulloni?

«Da quando ero bambino mia mamma mi dava un bullone come portafortu­na: prima di tutti i compiti in classe, degli esami, dei provini. Ho scatole piene di bulloni. Ho pure un anello a forma di bullone». E la sua vita profession­ale come è cambiata?

«Arrivano molte più proposte, ci sono da valutare tante cose per il futuro, di sicuro la prossima stagione lavorerò solo in Rai e dovrò lasciare programmi come “Take me out” e “Primo appuntamen­to” su Real Time». E a metà settembre la vedremo su Raidue a «Quelli che il sabato».

«Sarà un programma corale con Andrea Delogu e Gigi e Ross, a me piace molto l’idea di seguire la Serie B, ci sono squadre di grandi città, belle piazze, il campionato di Serie B è più vivace e i calciatori se la tirano meno». Quanto valeva prima e quando vale oggi Gabriele Corsi?

«Per me uguale. Per il resto chiamate il mio manager. Io so solo che quando con il Trio Medusa siamo andati via da “Le iene” guadagnava­mo moltissimo, ma non ci siamo fermati. Volevamo fare altre cose». Uno sfizio che si è tolto da famoso?

«Mi sono comprato una Vespa, quella del film “Vacanze romane” con il fanalone davanti e color verde Portofino». Ma lei da bambino era un «birba»?

«Da bambino al mare il nostro vicino di casa era Renato Carosone, quando andavo a giocare con suo nipote mi chiamava “o’ sarracino svedese”, perché ero biondo biondo e non stavo fermo un attimo».

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Con la moglie Laura.
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