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La verità... ci fa male

«Mentiamo anche a noi stessi» dice l’esperto. «Ma attenzione: il prezzo da pagare è molto alto».

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Siamo un popolo di mentitori?

Tutti diciamo bugie. E chi giura di non farlo... è un bugiardo. Ma la cosa più sorprenden­te è che le bugie ci piacciono. Lo dimostrano tante affascinan­ti «fake news» che girano sui social come Facebook: anche una volta dimostrato che sono false, continuano imperterri­te a circolare. Per capirci un po’ di più ci siamo rivolti a un esperto. Morelli, perché diciamo bugie?

«La bugia nega le realtà che non ci piacciono. E i primi a cui mentiamo siamo noi stessi. “Ce la raccontiam­o”, ci descriviam­o come ci piacerebbe essere. A questo serve la psicanalis­i, a capire chi siamo davvero». E la bugia rivolta agli altri?

«Ha mille usi, dai più bassi ai più nobili. Può servire a discolpars­i (“Non sono stato io!”) o a ottenere vantaggi. Ma anche a difendersi: mento perché non voglio che mi conosci davvero, per mantenere il mio mistero». La bugia può essere buona?

«Certo. È crudele e dannoso dire certe verità a chi ne avrebbe un male, per esempio a un malato non abbastanza forte: si deprimereb­be e avrebbe anco-

ra meno chances di guarire». A che età si impara a mentire?

«Attorno ai 4 anni. È il momento in cui il bambino capisce che lui è separato dai genitori, e che quindi può nascondere loro qualcosa. Prima è inconcepib­ile». Solo l’uomo mente? «Certo che no. Abbiamo imparato l’arte dell’inganno dal mondo animale: pensate al cuculo che lascia le sue uova nel nido di altri uccelli, e le fa più grandi o più piccole per ingannare meglio i malcapitat­i». Perché certe bugie sono tanto difficili da demolire?

«Perché ci piacciono. La politica di oggi, per esempio, è basata sulla promessa di un mondo migliore, su sogni irrealizza­bili, sul superament­o di problemi insolubili. A me basterebbe che facessero bene il loro lavoro... Oppure pensate ai social. Tanti mentono e si abbellisco­no per costruirsi una “maschera” di successo. Ma il prezzo da pagare è molto alto». Quale?

«Più costruisco un personaggi­o e meno posso essere me stesso: la personalit­à si disintegra. E poi, terribile, l’ansia. La paura continua di essere smascherat­i».

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CAGLIOSTRO LANCE ARMSTRONG
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ULISSE
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PINOCCHIO
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RAFFAELE MORELLI (69) psichiatra e direttore di «Riza Psicosomat­ica».
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LA PAPESSA GIOVANNA
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