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E se Garibaldi avesse fatto l’avvocato?

- di Alberto Angela

Giuseppe Garibaldi, simbolo dell’Italia nel mondo, nasce a Nizza (che fino al 1814 è francese, per poi tornarlo a essere nel 1860), nel 1807.

La famiglia sognava per lui una carriera da avvocato o medico, ma il ragazzo mostra subito scarsa propension­e allo studio e un gusto innato per l’avventura: gli anni tra il 1825 e il 1832 li trascorre quasi sempre in mare, imbarcato tra il Mediterran­eo e il Mar Nero.

La sua vita cambia quando incontra le idee di Giuseppe Mazzini. Cresce in lui il sogno di liberare l’Italia dall’oppression­e straniera. A soli 26 anni organizza un’insurrezio­ne a Genova che però fallisce e gli costa una condanna a morte in contumacia. Fugge in Brasile dove resta 13 anni: nasce il mito dell’Eroe dei due mondi.

Nel 1848 torna in Italia, dove molti diffidano di lui per le idee rivoluzion­arie e l’anticleric­alismo. Riparte per New York, dove trova lavoro grazie ad Antonio Meucci, inventore del telefono.

Tornato in Italia, conosce Cavour e nel 1860 con lo sbarco dei Mille raggiunge la Sicilia per liberarla dai Borboni. Il suo crescente potere spaventa però il re e Cavour; tra alti e bassi, la stella di Garibaldi comincia a offuscarsi. Muore sull’isola di Caprera nel 1882. Poco prima di morire scrive: «Sognavo un’altra Italia».

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Alberto Angela (56). Sotto, il libro « Garibaldi »: dal 4 settembre a 7,90 euro, rivista esclusa.
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In edicola Sorrisi! con

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