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I libri, i «nomi» di Enzo Caffarelli, Viaggio nella storia di Alberto Angela ...

- di Enzo Caffarelli

La storia dell’uomo è stata sempre segnata dal rapporto con gli animali, a volte conflittua­le e non di rado caratteriz­zato da comportame­nti gratuitame­nte violenti e sadici. Ne abbiamo traccia anche nei cognomi: tra quelli frequenti spiccano il lombardo Fumagalli, voce dialettale per «rubagallin­e», in senso letterale o figurato; l’emiliano Ligabue (cioè «lega il bue»); gli altri lombardi Migliavacc­a («mangia vacca») e Ferrabò («ferra il bue»). L’idea del mangiare e del ferrare si trova in molti nomi di famiglia, da Mangiacapr­a a Magnacaval­lo, da Ferracani al piemontese Ferragatta a Ferraloche. Ma qui occorre precisare: mettere i ferri a un cavallo ha senso, fare lo stesso con un gatto o un’oca è solo un modo di dire. Lo si usava per definire un fannullone, protagonis­ta di un’azione impossibil­e o inutile.

I lupi? Meglio lasciarli stare...

Lo stesso vale per Pesamosca e per il calabrese Scornaienc­hi (avendo il giovenco, giovane bue, corna appena accennate). Legati a comportame­nti reali sono i rari Mazzagrill­i e Ammazzagat­ti, Chiappatop­i e Domacavall­i, gli abruzzesi Pelacani, Ammazzalor­so e Castracane, il toscano Squarcialu­pi e Caccialupi. E, a proposito di lupi, vi immaginate qualche temerario che si inoltra nel bosco per frustarli? In realtà l’umbro Frustalupi e il rarissimo Pungiluppi alludono a piante urticanti che feriscono gli animali. Metaforica­mente, venivano soprannomi­nate così le persone un po’ fastidiose.

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