TV Sorrisi e Canzoni

Con Sorrisi la discografi­a completa .......

BIAGIO ANTONACCI si racconta a Sorrisi, dalle origini fino al grande successo. E in edicola arriva tutta la sua discografi­a

- Di Alessandro Alicandri

Nei suoi concerti rispetta e canta la sua storia. «Ma quando torno a casa» spiega «mi comporto come se nulla fosse mai accaduto». No, Biagio Antonacci non ama le celebrazio­ni del passato. Eppure alle spalle del cantautore ci sono ben 30 anni di carriera e un patrimonio di brani d’amore sconfinato. «Ci sono miei dischi che non si trovano più nei negozi» dice «e oggi vorrei che il pubblico li sco- prisse. Specie quelli prima del successo».

Si riferisce ai due album prima di «Liberatemi»?

« Esatto. “Sono cose che capitano” e “Adagio Biagio” li definisco i dischi del “chissà se ce la faccio”. Hanno dentro la speranza in un futuro fuori dal mio studio di geometra».

Al primo Sanremo nel 1988 lavorava ancora tra cantieri e piano bar, giusto?

«Esatto, per questo sono arrivato su quel palco pieno di aspettativ­e. Mi presentò Miguel Bosé chiedendom­i cosa ne pensassi di quella mia prima apparizion­e in tv. Dissi una stupidaggi­ne».

Disse: «La television­e dà una carica bellissima».

«Che pesantezza! Ho imparato a mie spese che la leggerezza in alcuni momenti della vita ti manda sempre in pareggio. Ero terrorizza­to».

Perché?

«Arrivavo al Festival a 25 anni. Ero già molto adulto. Se sei giovane e il brano funziona, arrivi subito alla gloria. Nel mondo della musica più sei grande, più è difficile emergere»

È vero che dopo il secondo album ha fatto un

concerto con meno di 50 spettatori paganti?

«Erano 37, per la precisione. In quegli anni mi ero esibito con Ron e con gli Stadio ma il primo tour tutto mio fu un disastro. In quella data ad Alassio feci un buco nell’acqua».

Poi con « Liberatemi » arrivò il grande successo.

«Il successo è una creatura bellissima, difficile da mantenere ed educare. Se non lo sai tenere, scappa».

Negli anni ha dimostrato di saper parlare alle donne come pochi altri.

«Lo devo a mia madre, bravissima sarta. Lavorava in casa e io sentivo tutte le sue clienti, i loro racconti, i mille problemi. E poi c’erano Magda e Roberta».

Erano fidanzatin­e dell’epoca?

«No, due compagne di scuola. Stavo seduto in mezzo a loro e tutto il giorno non facevano altro che parlare di uomini. Non sono l’unico che è cresciuto circondato da donne, ma ero uno dei pochi che trasformav­a la loro visione del mondo in poesie».

Davvero?

«Le scrivevo per le ragazze di cui mi invaghivo e ne vendevo qualcuna ai miei compagni. Volevano fare colpo con le mie dediche».

Questa passione per la scrittura è arrivata anche a suo figlio Paolo.

«Quando i figli crescono, noi genitori diventiamo spettatori delle loro vite. Vedo che Paolo scrive belle canzoni e sono fiero che abbia fatto tutto da solo».

Un po’ come lei.

«Eh sì, ero solo un bambino che suonava i divani come percussion­i, il tutto all’ottavo piano di una casa popolare a Rozzano».

Dove colloca le emo- zioni più forti della sua carriera finora?

«Nel 2007, quando sono salito sul palco del mio primo concerto in uno stadio, e nel 2011, in ogni singolo attimo della data al Colosseo. Si trovano in dvd nella vostra collezione ( vedi a destra, ndr), sono serate che non dimentiche­rò mai».

Quali sono stati invece i suoi primi concerti da spettatore?

«Credo la PFM e gli Area. Ricordo che a 18 anni, quando ero ancora carabinier­e, andai a un concerto di Lucio Dalla per incontrarl­o e dargli una cassetta con le mie prime canzoni».

Quando riascolter­emo i suoi brani, dove ci consiglia di soffermare la nostra attenzione?

«Sulle parole che ho scritto. Oltre i grandi successi, oltre i brani che mi hanno reso popolare, c’è un mondo di riflession­i sulla vita e sull’amore che non è ancora consumato nel tempo. Ne vado molto fiero».

Quali saranno i suoi prossimi passi?

«Anche se non è passato molto tempo dalla pubblicazi­one di “Dediche e manie”, ho trascorso un periodo all’Isola d’Elba per scrivere nuova musica. Mi godo il riscontro del singolo “Mio fratello” in radio. Penso al futuro senza scadenze».

Abbiamo notato che lei e Sorrisi avete molto in comune.

«Parliamo un linguaggio semplice. Diamo più importanza ai contenuti che al contenitor­e. E poi entriamo nelle case degli italiani in punta di piedi. Anzi, ad altezza d’uomo».

 ??  ??
 ??  ?? CON IL SUO PRIMO TELEGATTO A sinistra, Biagio Antonacci (54) oggi. Sopra, posa con il Telegatto nel 1993.
CON IL SUO PRIMO TELEGATTO A sinistra, Biagio Antonacci (54) oggi. Sopra, posa con il Telegatto nel 1993.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy