TV Sorrisi e Canzoni

Luca Zingaretti

Vent’anni da Montalbano

- di Stefania Zizzari foto di Duccio Giordano

Sono trascorsi la bellezza di 20 anni dalla messa in onda del primo film di “Il commissari­o Montalbano”. «E sono volati» commenta sorridendo Luca Zingaretti, che l’11 e il 18 febbraio rivedremo nei panni del commissari­o più amato della tv con i due film inediti “L’altro capo del filo” e “Un diario del ‘43”.

Sono tanti... è un traguardo straordina­rio per una serie tv.

«Già. Se penso che sono 20 anni mi prende un colpo. Eppure io continuo a fare questa serie con una voglia e una freschezza tali che è come se avessi cominciato ieri».

Se si guarda indietro quali sono i momenti di questi 20 anni che meritano di essere ricordati più di altri?

«I primi due anni sono stati un’emozione continua. Quando abbiamo comincia- to, i romanzi già scritti da Andrea Camilleri erano quattro e mi ricordo che è stato come rompere un diaframma tra quello che era stato il mio studio e il personaggi­o, il dovergli dare vita. Quel periodo è stato come i primi anni di un amore con una persona: c’è una passione straordina­ria, c’è la voglia divorante di conoscere l’altro. Ma gli anni successivi non sono stati certo da meno».

Ormai lei e Salvo Montalbano siete come due “vecchi amici”. Il vostro rapporto si è evoluto nel corso del tempo?

«Per me ogni volta è come andare a trovare un amico che abita in un paesino della Sicilia. E quando sono lì ci raccontiam­o come stiamo».

Il primo ciak se lo ricorda?

«Il primissimo non me lo ricordo. Ma ricordo i primi giorni: alla fine della prima settimana ero molto preoccupat­o, mi sentivo bloccato».

Cosa intende?

«Come la sera prima di un esame: hai studiato tanto ma ti sembra di non sapere niente. Poi arrivi all’esame, ti metti seduto davanti al pro-

fessore, lui ti fa la prima domanda e tu ti sblocchi. Ecco, la prima settimana di riprese è stata un po’ come la prima domanda a un esame».

E ha preso un bel 30 e lode. Anzi, sono 20 anni che prende 30 e lode.

«Sì, questi 20 anni sono stati costellati di 30 e lode. E di soddisfazi­oni continue. I risultati di audience altissimi, la conquista di mercati esteri che tradiziona­lmente sono chiusi ai prodotti italiani. In tanti Paesi abbiamo fatto da

C’è stato un momento di difficoltà invece in tutto questo tempo?

apripista, mentre in altri siamo ancora l’unico prodotto italiano che è riuscito a entrare».

«Sì, intorno al 2008 quando dissi che volevo lasciare il personaggi­o. È stato quello l’unico momento in cui si è creata una sorta di stanchezza rispetto a ciò che stavamo facendo».

E cosa è successo?

«Ci siamo fermati per tre, quattro anni e poi, quasi per caso, ci siamo ritrovati insieme col desiderio di ripartire. Perché questa serie è un po’ come l’Africa: se non la fai, dopo un po’ ti viene il “mal d’Africa”».

Quali sintomi comporta il “mal di Montalbano”?

«Ti manca tutto: le persone che ci lavorano, il personaggi­o, la “materia camilleria­na”, i luoghi che ci ospitano che sono unici e di una dolcezza indescrivi­bile».

Una nostalgia irresistib­ile, insomma, che l’ha portata a tornare a interpreta­re Salvo dopo pochi anni?

«Già. È stata proprio la voglia di andarmi a misurare ancora con il personaggi­o Montalbano. Mi mancava. Seguire un personaggi­o importante, ricco, pieno di cose da raccontare come Montalbano per 20 anni è un privilegio che tocca a pochi. Con un autore vivente, come Camilleri, che continua a modificare il personaggi­o».

Come è cambiato Salvo? Il commissari­o di “Il ladro di merendine”, la prima puntata che andò in onda, è così diverso da quello di oggi?

«In realtà non è tanto il personaggi­o a essere diverso, è il nostro Paese che è cambiato. Il giallo è il tipo di scrittura che racconta al meglio un territorio, una nazione, una città, un’atmosfera. Tutti i grandi giallisti hanno raccontato il proprio mondo, il proprio presente in maniera straordina­ria, quasi fossero dei saggisti. In questo senso non è tanto il personaggi­o creato da Andrea Camilleri che è cambiato quanto l’ambiente in cui agisce che è completame­nte diverso. In questi venti anni, che non sono pochi, noi italiani siamo cambiati tantissimo».

Cosa ci può anticipare dei due nuovi episodi che stiamo per vedere?

«Il primo, “L’altro capo del filo”, è un intreccio di amore e morte, un tema caro a Camilleri. Il secondo, “Un diario del ‘43”, è la storia di un anziano signore americano, nato a Vigata, che a un certo punto della sua vi-

ta torna nella sua terra per riscoprirn­e la dolcezza. Ma non solo: torna anche, e lo capiremo poco a poco, per vendicarsi di un torto subito in gioventù».

Negli ultimi episodi avevamo visto Montalbano in procinto di sposarsi. Ma era solo un sogno... Il rapporto di Salvo con Livia si evolve nei prossimi due episodi?

«Livia è come se fosse la coscienza di Salvo, l’unica persona da cui riceve delle critiche e da cui le accetta... anzi ha bisogno di essere criticato da lei. Questo aspetto fondamenta­le del rapporto tra i due personaggi è presente anche in questi due episodi. Il loro è un legame straordina­riamente forte, che va oltre l’affetto e i sentimenti».

Ce l’ha un rito per la messa in onda di ogni nuova serie?

«Le puntate le seguo sempre con la mia famiglia, con Luisa ( Ranieri, ndr) e le bambine. Nessun altro. Le guardiamo per il piacere di guardarle, ci facciamo due risate, stiamo insieme e poi ce ne andiamo a dormire. Non faccio niente di speciale».

E ogni volta che tornate sul set sarà quasi come tornare in famiglia…

«Non “quasi”, la nostra è proprio una vera famiglia».

E all’inizio delle riprese di una nuova serie c’è un rituale?

«C’è il brindisi dopo il primo ciak: si brinda con bollicine, cannoli e tanti altri prodotti italiani».

Tra i 34 film che avete girato ce n’è uno che le

è piaciuto più degli altri?

«Direi di no. Però sono molto affezionat­o a “Il cane di terracotta”, perché c’è una grande storia d’amore e si rifà a degli archetipi antichissi­mi».

Prima di indossare di nuovo le giacche su misura di Salvo, le serve un periodo per prepararsi, o le viene naturale rientrare in quei panni? «Altro che naturale! Ogni volta c’è un grande lavoro di preparazio­ne, fin dalle sceneggiat­ure, dove metto voce, riscrivend­o io stesso alcune parti. Credo che oltre a Camilleri nessun altro conosca il personaggi­o come lo conosco io, e a me serve tutto questo lavorio per rientrare in quella atmosfera, in quell’universo, nella memoria. Penso che il 90% del grande successo, oltre naturalmen­te alla penna di Camilleri, risieda nella testardagg­ine di questo gruppo che non si è mai accontenta­to, non ha mai dormito sugli allori e si è sempre rimesso in gioco ogni volta come fosse la prima volta. Un po’ per entusiasmo e un po’ perché siamo tutti dei grandi profession­isti». Le scappa mai ogni tanto nella vita di tutti i giorni di infilare qualche espression­e tipica di Montalbano? «No, sinceramen­te no».

Quando le persone la fermano per la strada cosa le chiedono di Montalbano? « Stranament­e più Montalbano ha successo, più mi riconoscon­o come Luca Zingaretti. E non mi fanno tante domande, piuttosto si raccontano, come se fossi uno di famiglia. Mi fa piacere perché oltre a sentirne l’affetto e la stima, capisco che si fidano di me tanto da aprirmi il loro cuore». E oltre a Montalbano cosa l’aspetta?

«Sto per girare una commedia per il cinema di un autore esordiente, poi riparto per le riprese dei prossimi due o tre episodi di Montalbano, sto già lavorando alle sceneggiat­ure. E da ottobre in poi ci sono altri progetti ma è ancora presto per parlarne».

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UNA STORIA IN 34 CAPITOLI Luca Zingaretti(57). Con i nuovi episodi “L’altro capo del filo” e “Un diario del ‘43” i film della serie sono arrivati a 34.
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 ??  ?? LA SQUADRA Da sinistra, Zingaretti, Luigi Caruso ( 53, è Caruso), Saro Spata ( 50, è Spata), Cesare Bocci ( 61, è Mimì), Peppino Mazzotta, ( 47, è Fazio), Angelo Russo ( 57, è Catarella) e Davide Lo Verde ( 55, è Galluzzo).
LA SQUADRA Da sinistra, Zingaretti, Luigi Caruso ( 53, è Caruso), Saro Spata ( 50, è Spata), Cesare Bocci ( 61, è Mimì), Peppino Mazzotta, ( 47, è Fazio), Angelo Russo ( 57, è Catarella) e Davide Lo Verde ( 55, è Galluzzo).
 ??  ?? IL MONDO DI SALVO Sopra, Sonia Bergamasco(53, è Livia) con Zingaretti. A lato, l’attore americano di origini italiane Dominic Chianese(87), protagonis­ta del secondo episodio nel ruolo di John Zuck.
IL MONDO DI SALVO Sopra, Sonia Bergamasco(53, è Livia) con Zingaretti. A lato, l’attore americano di origini italiane Dominic Chianese(87), protagonis­ta del secondo episodio nel ruolo di John Zuck.
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