Una nuova eroina
Mai così cattivo
«Non è stato facile essere così cattivo» assicura Rupert Everett. «Io ho studiato con i monaci benedettini e ho avuto un rapporto difficile con la religione, che mi faceva sentire “sbagliato” perché gay. Eppure ammiro i religiosi illuminati. Invece Bernardo Gui è un fanatico che blatera di religione, ma vuole soprattutto il potere. È un grande teatrante, un manipolatore. Oggi sarebbe un capo dell’Isis. Lo odio, è quanto di più lontano ci sia dai miei ideali di rispetto e libertà, ma proprio questo è il bello del mio mestiere: nell’arco di pochi mesi ho impersonato Oscar Wilde e ora... qualcuno che l’avrebbe bruciato vivo!». Dopo una accorata digressione sulla Brexit («Una tragedia. Italiani, non fate come noi!»), Everett loda il cast italiano: «Bravissimi anche a recitare in inglese. Con Fabrizio Bentivoglio ho un confronto che è un vero duello. E il regista Giacomo Battiato ha saputo approfittare del tempo di una serie per approfondire gli aspetti del romanzo. È stato bello anche tornare a Cinecittà, che ormai... è un po’ decadente come me» ( ride).
La scelta del novizio
Nei panni di Adso, l’allievo di frate Guglielmo, c’è Damian Hardung: «È un personaggio complesso, combattuto tra l’ammirazione per il maestro e l’amore per una ragazza in fuga dalla guerra, una vera rifugiata del tempo» dice l’attore tedesco. «Come tutti i giovani, anche Adso dovrà prendere una decisione lacerante e scegliere il proprio destino».
Il rivoluzionario Boni
Il cast comprende anche molti italiani, tra cui Alessio Boni che interpreta Dolcino: «Un frate rivoluzionario che chiedeva la povertà per la Chiesa e proclamava il libero amore e l’uguaglianza tra uomo e donna. Per interpretarlo mi sono documentato e ora sono pieno di ammirazione per questa figura storica, per il suo coraggio e il suo desiderio di giustizia. Il suo sogno era in anticipo di secoli». Boni ricorda con entusiasmo anche l’esperienza del set: «Ogni giorno era come viaggiare nel tempo, tra le mura di vecchi monasteri e centinaia di figuranti che interpretavano soldati, monaci e popolani». In effetti i numeri sono da kolossal: sei mesi soltanto per le riprese, 3.000 comparse, 200 cavalli e centinaia di costumi e armature (disegnate da Maurizio Millenotti).
La fiction, prendendosi grandi libertà rispetto al romanzo (preparatevi alle proteste dei puristi) racconta anche le vicende di Anna, la figlia di Dolcino, che cercherà vendetta contro i nemici dei suoi genitori. Un’eroina dai tratti moderni, capace di impugnare le armi meglio dei soldati e di dedicare l’intera vita alla sua sete di giustizia. La interpreta Greta Scarano, che (in un doppio ruolo) impersona anche la madre Margherita, compagna di Dolcino.
Un cast magnifico
Completano il cast internazionale Fabrizio Bentivoglio (è fra Remigio, un seguace di Dolcino che ora vive nell’abbazia, ovviamente mantenendo segreto il suo passato di eretico), Stefano Fresi (è frate Salvatore, che si unì ai Dolciniani quando lo liberarono dall’umiliante ruolo di servo-giullare te- nuto alla catena), Michael Emerson (è l’abate Abbone), James Cosmo (frate Jorge), Richard Sammel ( frate Malachia), Sebastian Koch (il padre di Adso) e Antonia Fotaras (la ragazza in fuga dalle persecuzioni, di cui si innamorerà Adso).
La parola allo storico
Ma poi, ripensandoci... davvero gli uomini del Medioevo erano come noi? «È vero a metà» risponde lo storico Alessandro Barbero. «Nel senso che le pulsioni fondamentali come il desiderio di amore, fama e potere sono sempre le stesse. Ma la cultura no: l’uomo del Medioevo, per esempio, considerava normali la violenza e la magia. Ed era meno materialista di noi: per lui angeli, demoni e miracoli erano fattori sempre presenti. E poi ci sono le differenze tecnologiche...». Ma queste ve le raccontiamo nel riquadro a fianco...