di Silvia Perazzino. Interviste agli attori di Stefania Zizzari
Dietro il giallo che sta appassionando milioni di italiani c’è Daniele Cesarano, il direttore della Fiction Mediaset. È lui che ha orchestrato tutti i talenti, artistici e produttivi, che hanno portato alla realizzazione di “Non mentire”. «È vero» ammette Cesarano «anche se in più occasioni ho sostenuto che i remake non sono la mia passione. Ma quando mi hanno proposto l’adattamento della serie britannica “Liar” (“Bugiardo”, ndr) sono rimasto colpito: stavo cercando esattamente quel linguaggio, quel clima, quel tipo di storia e di relazioni». E così è nata la miniserie con Alessandro Preziosi e Greta Scarano (ma tutto il cast è da scoprire: a lato trovate le interviste ad altri tre protagonisti). Come ha capito che avrebbe funzionato per Canale 5?
«La fiction deve intrattenere ed emozionare nello stesso tempo e questo vale anche per il pubblico più moderno ed esigente. Ci vogliono passioni, conflitti e una continua tensione narrativa. Inoltre “Non mentire” tratta un tema
NON MENTIRE
CANALE 5 domenica ore 21.20
controverso e molto attuale ( una serata tra due persone che sfocia in un’accusa di stupro, ndr) ». Per la riuscita di una fiction cosa conta di più?
«Ormai conta tutto: la luce, le riprese, la credibilità e la misura della recitazione. Certo, la storia è cruciale: puoi avere il meglio, ma è il racconto che cattura. Quanto agli attori, alcune serie hanno bisogno dell’interprete molto noto, che dia subito certezze al pubblico. Altre sono così forti che danno notorietà agli attori. Pensi a Hugh Laurie di “Dr. House”...». Quanti progetti di serie o fiction ricevete ogni anno?
«Centinaia, ma alla fine ne realizziamo una dozzina». Cosa guarda in tv?
«Ovviamente la prima scelta è Canale 5. Ma guardo la tv col telecomando in mano, anche per motivi professionali. Posso passare da una partita a un tg o a una serie, fino a piccoli canali di cucina come Gambero Rosso». “Liar” ha un sequel. Anche “Non mentire”?
«La decisione finale non è stata ancora presa, ma l’idea di farlo c’è». ■