TV Sorrisi e Canzoni

Gerry Scotti

Ci racconta la sua vita a Varsavia, dove sta realizzand­o le puntate di “Chi vuol essere milionario?“

- Di Solange Savagnone - foto di Massimo Villa

Ce l’ha un cappellino di lana? Non si lasci ingannare dal sole che c’è oggi a Varsavia, nel giro di un’ora la temperatur­a può crollare». Sarà, ma i 12 gradi di questa mattina di fine febbraio fanno ben sperare. Forse Gerry esagera. Invece no, ha ragione lui, come al solito. Nel giro di un’ora si arriva a sette gradi, con un vento gelido che taglia la faccia.

«La prima volta che ho preparato i bagagli per venire in Polonia e regi- strare le prime quattro puntate, quelle per celebrare i 20 anni di “Chi vuol essere milionario?”, sono andato in cantina e ho preso l’abbigliame­nto che uso durante la settimana bianca. Ha presente l’arrivo a Milano nel film “Totò, Peppino e la… malafemmin­a”? Ecco, uguale. Invece neanche qui ci sono più le stagioni di una volta, in realtà nemmeno il freddo polacco è più lo stesso» dice ridendo. Ormai Gerry conosce bene questa città, dove esi- genze produttive consiglian­o di emigrare per registrare il quiz: lo studio è tra i più moderni d’Europa. «Ora in valigia metto le stesse cose che porto quando vado a Roma. Oltre al berretto che, come vede, è indispensa­bile» dice il conduttore mentre si mette in posa nella piazza del Castello Reale, nel centro città.

Gerry, non è strano stare in mezzo alla gente senza che qualcuno si avvicini per chiederle una foto? «In realtà anche qui seguono i nostri programmi e un po’ mi riconoscon­o,

CHI VUOL ESSERE MILIONARIO?

CANALE 5 giovedì ore 21.20

ma il 95% in meno rispetto all’Italia. Mi mancava poter passeggiar­e in centro tranquilla­mente o sedermi su una panchina a leggere un giornale. Ha visto com’è pulita la città? In giro non vedi una cartaccia, un mozzicone e nemmeno una scritta sui muri. Dovessi tornare in primavera mi piacerebbe prendere una bicicletta elettrica e girare senza una meta. Andare a zonzo è la cosa che mi manca di più quando sono in Italia. Qui invece posso permetterm­elo». Quando i fan polacchi la riconoscon­o come pronuncian­o il suo nome?

«Mi chiamano Gerry Scotti, forse con

una “erre” in meno. Storpiano di più il mio nome in Italia! Invece quando entro in studio vestito con il panciotto, qualcuno scherzando mi dice: “È arrivato il padrino” ( ride). Anche noi italiani siamo vittime dei luoghi comuni...».

Uno di questi vuole che in Italia si mangi meglio che in qualunque altro Paese.

«Qui hanno poche cose e tanti prodotti che derivano dal maiale. Sono bravi a cucinare l’anatra, hanno ottime carni e i pesci del mar Baltico. Non sono spe- cialisti nei primi, hanno molte salutari zuppe vegetali calde e i tipici “pieroghi”: grandi ravioli ripieni di verdura, formaggio o carne. Li ho mangiati un paio di volte ma il problema è che li condiscono con un sacco di burro. Hanno una birra meraviglio­sa che scorre a litri, ma pochi vini e non di

grande qualità». Potrebbe importare i suoi.

«In effetti ho preso dei contatti con dei ristorator­i per portare i vini che produco io: già sono buoni di loro, ma qui farebbero un figurone!».

La sera quando finisce di lavorare si gode un po’ la vita notturna della capitale?

«Andiamo a cena tutti assieme, ma siamo una quarantina di persone ed è complicato spostarsi, sembra che si vada a un matrimonio! Così ci dividiamo in due tavolate. La città di sera pullula di localini e la gente è molto conviviale: ha i suoi riti e le trattorie sono sempre piene. Anche i polacchi amano mangiare bene».

Dopo cena torna in albergo e accende la tv per vedere come sono i loro programmi?

«Sì, solo che mentre una volta capivi dove ti trovavi dal tipo di tv che vedevi in onda, ora la grafica e la struttura dei programmi di sport e dei tg è tutta molto simile. Non sai mai se sei su un canale polacco o russo. Anche l’abbigliame­nto dei presentato­ri e dei giornalist­i è omologato».

A proposito di calcio, da quando il suo Milan ha preso l’attaccante polacco Krzysztof Piatek sembra andare meglio. «Non vorrei sembrare egocentric­o ma lo ritengo un segno del destino. Io sono venuto in Polonia e poco dopo un grande polacco è arrivato a giocare nella mia squadra. Non è merito mio, ma sono tante le

battute che mi fanno su di lui: “Ti sei preso Piatek, eh? Bravo!”. Comunque anche qui grazie alla tecnologia riesco a seguire il calcio come in Italia». Vuole dire che non le pesa fare il... “pendolare” tra Italia e Polonia?

«Per come vanno le cose oggi le dirò che uscire la mattina per andare a Barcellona, Londra, Parigi, Varsavia o Roma per lavoro è diventata la normalità. Il tempo che si impiega è lo stesso. In realtà la distanza geografica, sociale e culturale non è così tanta. Tanti polacchi sono venuti in Italia a studiare e a lavorare fin dai tempi di papa Wojtyła. È un Paese che ci vuole bene. Nei negozi ci sono le specialità italiane, per non parlare della moda: nel centro di Varsavia sembra di essere in via Montenapol­eone a Milano o in via Condotti a Roma! La

stranezza di andare a lavorare in Polonia l’ho metabolizz­ata fin dalla prima volta che sono arrivato qui». Quindi come si lavora qui?

«Mi trovo bene, i tecnici sono molto disponibil­i, sono dei grandi lavoratori, molto fieri, forse proprio per i loro trascorsi storici. E se parliamo di studi televisivi, fino a 20 anni fa qui non avevano niente, quindi la tecnologia che hanno comprato è modernissi­ma. Gli investimen­ti sono freschi: scenografi­e, macchine, luci, regie e telecamere sono tutti nuovi!» Problemi con la lingua?

«Nessuno: parliamo, male, un misto di italiano, inglese e polacco. Ma ci capiamo perfettame­nte e ci prendiamo pure in giro, senza alcun disagio». Com’è la sua settimana a Varsavia?

«Parto il lunedì alle 10.30 e arrivo per l’ora di pranzo. Raggiungo il mio albergo, faccio una riunione con gli autori sui concorrent­i scelti, a cui abbiamo prenotato albergo e aereo, visto che vengono dall’Italia insieme con gli accompagna­tori che si vedono in puntata. Il martedì, dopo una ricca colazione e la riunione del mattino, ho un’ora di decompress­ione: leggo i giornali oppure mi faccio un giro in città se il tempo lo permette. Poi mi preparo e vado negli studi. Si pranza in mensa, dove io mangio sempre riso in bianco per restare leggero. Iniziamo a registrare alle 14 e non ci fermiamo fino alle 17.30, salvo pause tecniche. Nella puntata non ripetiamo né tagliamo nulla. Quello che accade, si vede. Registriam­o una puntata al giorno. Finiamo venerdì intorno

alle 18 e il sabato riparto».

Esaurite le puntate di queste settimane quando tornerà per le prossime?

«In autunno o in inverno, credo. In primavera ricomincio infatti con “Caduta libera”, poi parte “Conto alla rovescia”, una novità assoluta, e “Striscia” con Michelle Hunziker per un ciclo di 40 puntate. Mi sa che ci dovremo fermare per un po’. La macchina organizzat­iva invece va avanti: continuere­mo a fare i casting, che sono la cosa più difficile perché i concorrent­i non sempre partono volentieri. Quindi, cari lettori di Sorrisi, se volete venire a Varsavia con me, mandate le vostre candidatur­e via mail a casting.

milionario@mediaset.it ». E chissà che anche voi non vi innamoriat­e di questa città. ■

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UNA FOTO GERRY SCATTA STAREGO RICORDO A RYNEK MIASTA, L’ANTICA PIAZZA DEL MERCATO
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I COLLEGHI A TAVOLA CON IN UNA TRATTORIA VARSAVIA NEL CENTRO DI
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NEL CUORE DELLA CITTÀ VECCHIA
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I TIPICI “PIEROGHI“, RAVIOLI GIGANTI
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IL PALAZZO SULLO SFONDO, EDIFICATO DELLA CULTURA DA 3.500 NEGLI ANNI 50 FU UN MURATORI RUSSI: ALLA CITTÀ DONO DI STALIN
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CITTÀ GERRY PER GIRARE LA CON LA METRO: SI MUOVE ANCHE IN POCHI RICONOSCON­O QUI LO
 ??  ?? CHE SI TROVA LA PISTA DI PATTINAGGI­O GERRY CITTÀ VECCHIA: NEL CUORE DELLA NON SEMBRA TENTATO... È DIVERTITO MA
CHE SI TROVA LA PISTA DI PATTINAGGI­O GERRY CITTÀ VECCHIA: NEL CUORE DELLA NON SEMBRA TENTATO... È DIVERTITO MA
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AUTORI, GERRY CON I SUOI LE SCHEDE RIUNITI PER STUDIARE CONCORRENT­I DEI
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MOMENTO È ARRIVATO IL STUDIO: DI ENTRARE IN TROVARE UN ATTIMO PER NE E SI PARTE CONCENTRAZ­IO LA
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TRE ORE UNA PUNTATA DURA VIENE E MEZZA E NON NULLA TAGLIATO QUASI
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