TV Sorrisi e Canzoni

Gianluigi Nuzzi

Oltre a “Quarto grado”, conduce una puntata-evento di “Segreti e delitti”

- Alberto Anile

di

Torna su Canale 5 “Segreti e delitti”, di cui andarono in onda due ministagio­ni estive nel 2014-2015. Conduttore Gianluigi Nuzzi, affiancato da Alessandra Viero. Ma questo ritorno è solo per una serata. «Ci hanno chiesto di fare una puntataeve­nto e poi si vedrà» dice Gianluigi Nuzzi. «Che sia un esperiment­o, o il pilota per una nuova serie su Canale 5, è un’occasione che abbiamo accolto con entusiasmo».

Cambia qualcosa rispetto alle serie in onda nel 2014 e nel 2015?

«Quelli furono dei tentativi di portare la cronaca nera nella programmaz­ione estiva e misurare il pubblico di Canale 5 su un format che di fatto è uno spin-off di “Quarto grado” ( che è in onda ogni venerdì su Rete 4, ndr).

Rispetto al quale l’elemento della docufictio­n sarà più caratteriz­zante: le ricostruzi­oni dei casi principali saranno ancora più scrupolose».

Mi colpisce sempre il tuo aplomb in tv, sembra che non ti lasci mai coinvolger­e troppo. Carattere o profession­alità allenata?

«Il mio carattere senz’altro, poi la giusta distanza rispetto a quei casi. Però non nascondo mai lo sdegno. Facciamo molta campagna sui femmi- nicidi e sui figli delle vittime ai quali nessuno pensa mai. Mi ritengo una figura un po’ particolar­e: da una parte voglio una giustizia certa e rapida, dall’altra sostengo che anche un imputato arrogante e antipatico ha diritto di difendersi e di portare le proprie tesi».

Federica Sciarelli mi ha detto diverse volte che il dolore accumulato in anni di “Chi l’ha visto?” rischia di essere umanamente troppo pesante.

«Io sono un tecnico. Ma, al di là del dolore, col quale convivo e che riesco a tenere a bada, quello che non riesco a soffocare è l’arrabbiatu­ra. Già viviamo in un Paese in cui molte cose dipendono da dove nasci, molte altre dipendono anche da dove vieni ammazzato. Se degli inetti fanno indagini arruffate, è come se la vittima venisse uccisa di nuovo: i parenti sono dilaniati prima dal lutto e poi da una giustizia sciatta».

Qual è, secondo te, la differenza tra un giornalist­a e un investigat­ore?

«Che l’investigat­ore lavora per lo Stato e la collettivi­tà, ha strumenti infinitame­nte più penetranti dei nostri, ma non valuta certi elementi che per noi hanno invece importanza. Mi spiego: la verità processual­e non sempre si sovrappone alla realtà, basta ricordare che il gangster Al Capone venne condannato per evasione fiscale». In tv guardi ancora gialli?

« Tolta l’informazio­ne, guardo molti documentar­i naturalist­ici. E qualche thriller, di quelli che prima di dormire vai a chiudere tutte le finestre». E libri?

«Niente gialli, mi bastano quelli della vita reale. L’ultimo romanzo che ho comprato è di Irvine Welsh; mi piacciono molto i libri sul comporta- mento degli animali; il libricino che ho letto mille volte è il “De profundis” di Oscar Wilde. Tieni presente che leggo anche tanti documenti, sia per la tv sia per documentar­mi sui miei libri». Ne stai scrivendo uno nuovo?

«Sì, ma non dico nulla finché non è pronto. Prima devo sempre trovare la strada giusta. Diciamo che ho un libro in cantiere, ma è un cantiere pubblico italiano, quindi un po’ lento».

So che la tua cicatrice al volto è frutto di un lontano incidente in motorino durante una vacanza in Grecia; ti scontrasti con una jeep. Il colpevole è stato acciuffato? «Ah no, lì il colpevole ero io, che mi ero distratto finen-

SEGRETI E DELITTI

CANALE 5 martedì 26 ore 21.20 QUARTO GRADO

RETE 4 venerdì ore 21.25

do nella corsia opposta». Hobby? «Amo molto gli scherzi». Prego?

«Non mi piace esserne vittima, e perciò sono terrorizza­to da quelli di “Scherzi a parte”. Ma mi piace molto farli. Naturalmen­te parlo di scherzi innocui, nulla di davvero pesante». Raccontame­ne uno.

«Anni fa feci una serie reiterata di scherzi all’avvocato Carlo Taormina; con me c’erano Giuseppe Cruciani e David Parenzo, mio buon amico. Chiamavo Taormina qualifican­domi come un giornalist­a spagnolo di Radio Cataluña Libera, e lo facevo sempre dopo cena, anche a

mezzanotte. Gli chiedevo un’intervista e lui era sempre molto disponibil­e. “Aquì in Cataluña se habla mucho di

lei” gli dicevo, e lui ci credeva serenament­e. Andammo avanti finché lo venne a sapere. Anni dopo mi denunciò all’Ordine dei giornalist­i perché avevo mandato in onda immagini di Bossetti, condannato per l’assassinio di Yara Gambirasio, ledendo secondo lui l’immagine dell’imputato; fui prosciolto. Non avevo mai raccontato a nessuno degli scherzi spagnoli a Taormina, ora mi odierà ancora di più».

Non avrei mai immaginato che il severo Gianluigi Nuzzi amasse gli scherzi.

«Il mio mito è “Amici miei”. Anzi, posso fare un appello attraverso Sorrisi?». Certo.

«Cerco dei profession­isti pronti a organizzar­e una squadra di nuovi “amici miei”, per fare insieme delle zingarate. In giro ci sono tanti personaggi che gli scherzi se li meritano tutti». ■

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MARCO VANNINI VERONICA PANARELLO
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COGNE GARLASCO ALESSANDRA VIERO (37) GIANLUIGI NUZZI (49)

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