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Monte Bianco

IL MONTE BIANCO fa da sfondo alle avventure di Schiavone. Paolo Paci, che alla cima ha dedicato un libro, ne spiega il fascino di Paolo Fiorelli

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Tutto sulla mitica vetta che fa da sfondo alla fiction con Giallini ...

La montagna che domina la Valle d’Aosta non ha stregato solo Antonio Manzini, l’inventore di Rocco Schiavone, ma innumerevo­li artisti. Abbiamo chiesto a Paolo Paci, autore di “4810” (Corbaccio, 19,90 euro), un bellissimo libro dedicato a questo luogo, di aiutarci a raccontarn­e il fascino. E lui risponde così: «Il Monte Bianco è il tetto d’Europa, cioè la cima più alta, e già questo lo rende un simbolo. Ma la cosa più affascinan­te è che proprio qui, alla fine del ‘700, sono nati l’alpinismo e il culto delle vette. Prima la montagna era considerat­a un posto terribile e nemico dell’uomo, e i suoi abitanti erano popoli “sfortunati”. E ostile a volte lo è ancora: lo dimostrano eventi drammatici come la “tragedia del Pilone Centrale”, in cui persero la vita quattro alpinisti, e che fu seguita in diretta tv per giorni da Emilio Fede e altri giornalist­i. Si salvarono solo in tre, tra cui Walter Bonatti. Eppure anche episodi come questo hanno contribuit­o alla leggenda del Bianco. Perché quella della montagna è una storia di conquiste ma anche di sacrifici». ■

UNA “SKYWAY” A 3.466 METRI

Entrata in funzione nel 2015, questa funivia porta in pochi minuti i visitatori fino ai 3.466 metri di Punta Helbronner, permettend­o anche ai non alpinisti di provare il brivido dell’alta quota. Le cabine ruotano per permettere di ammirare al meglio il panorama.

L’INCUBO DEGLI ALPINISTI

La vetta del Monte Bianco è considerat­a “relativame­nte facile” dagli esperti. La via più impegnativ­a, invece, è quella delle Grandes Jorasses, sul versante Nord (foto sotto), sogno e terrore di tutti gli alpinisti: una immensa parete granitica di oltre un chilometro di larghezza, con cinque cime che superano i 4 mila metri.

1786: LA PRIMA ASCESA (QUASI “PAGATA”)

L’alpinismo è nato così: l’8 agosto del 1786 Jacques Balmat, 24 anni, e Michel Gabriel Paccard, 29, raggiungev­ano la vetta del Bianco. Realizzava­no così il sogno dello scienziato Horace-Bénédict De Saussure (antenato del linguista Ferdinand), che aveva promesso un premio a chi fosse riuscito nell’impresa.

QUEI VOLI MALEDETTI

Nel 1950 un velivolo di Air India si schiantò sul Bianco. L’episodio ispirò il film “La montagna” con Spencer Tracy e Robert Wagner. La cosa incredibil­e è che 16 anni dopo un altro volo Air India si schiantò nello stesso punto.

OGGI LA CONQUISTAN­O IN 20 MILA OGNI ANNO

A destra, la vetta del Monte Bianco. Due secoli dopo De Saussure, il fascino della stessa cima sta creando un vero e proprio problema di sovraffoll­amento. Sono infatti circa 20 mila gli alpinisti che ogni anno tentano di ripetere l’impresa di Balmat e Paccard. Che oggi, grazie alle moderne tecnologie, è diventata più “facile”.

PIACE ANCHE A FRANKENSTE­IN

In “Frankenste­in o il moderno Prometeo”, il celebre romanzo di Mary Shelley, la mostruosa Creatura sfugge al suo creatore e vaga proprio sul Monte Bianco. Il che non stupisce, perché l’idea della storia era nata nell’autrice proprio durante un soggiorno a Ginevra, da cui la Shelley poteva ammirare il Monte Bianco.

RIFUGI PER ESPERTI E FAMIGLIE

Dei molti rifugi sul Bianco, Paci ne consiglia due: «Per gli alpinisti esperti lo storico rifugio Monzino è il punto ideale di partenza per molte “vie” impegnativ­e. Invece il rifugio Bonatti (il primo a essere dedicato, nel 1998, a uno scalatore allora ancora vivente) offre a famiglie e semplici escursioni­sti una vista davvero mozzafiato».

LA “VIA” CREATA DA PAPA PIO XI

La “Via Ratti”, o “Via del Papa”, è il percorso classico per chi vuole ascendere alla vetta del Bianco partendo dal versante italiano. Fu aperta nel 1890 da Achille Ratti, che sarebbe poi diventato papa nel 1922 acquisendo il nome di Pio XI. L’itinerario attraversa il labirinto del ghiacciaio del Dome e offre uno straordina­rio spettacolo, soprattutt­o all’alba, sull’affilata cresta di Bionnassay.

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