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Stefano Accorsi

STEFANO ACCORSI torna su Sky col capitolo finale della trilogia e ci spiega le ragioni di un grande successo

- di Paolo Fiorelli

È il protagonis­ta di “1994” .....

Lo avevamo lasciato in fin di vita al termine di “1993”. Ma Leonardo Notte, lo spregiudic­ato pubblicita­rio lanciatosi in politica, è più vivo che mai. E in “1994”, la serie che conclude la trilogia, è assetato di potere. Come ci racconta Stefano Accorsi, che dà il volto a Notte ed è anche l’ideatore della saga.

Stefano, siamo arrivati al gran finale.

«Sì, e non vedo l’ora che il pubblico possa gustarlo. Se nella prima serie Leonardo tramava nell’ombra, e nella seconda usciva allo scoperto, adesso vuole dominare. La frase chiave è: “A me non importa di fare il ministro. Io li voglio decidere, i ministri!”. Si accorgerà però che se raggiunger­e il potere è già difficile, mantenerlo è quasi impossibil­e».

Un personaggi­o con poche luci e molte ombre. Non per caso si chiama “Notte”...

«Mi appassiona la complessit­à, amo i personaggi che hanno crepe, imperfezio­ni, ambiguità. Sono i più interessan­ti da raccontare. E anche i più difficili».

Ma non le dispiacerà dirgli addio? O sta già pensando a “1995”?

«Nel 1995 c’era il governo Dini, con tutto il rispetto non

avrebbe la forza drammatica delle prime tre stagioni... No, la trilogia è nata per raccontare gli anni che hanno cambiato l’Italia per sempre, ed è giusto che finisca qui. Mi dispiace lasciare Leonardo, ma mi piace che la storia abbia un finale forte e non si trascini all’infinito».

Quelli che raccontate sono fatti lontani, controvers­i e intricatis­simi. Eppure affascinan­o. Perché? È l’effetto nostalgia?

«C’è qualcosa di più. Perché la serie piace anche al pubblico giovane ed è stata venduta in 90 Paesi. Secondo me è perché racconta un evento epocale, un cambiament­o antropolog­ico, una rivoluzion­e. E questo è affascinan­te».

Lei che faceva nel 1994?

«È l’anno del “Maxibon”! Avevo appena finito la scuola di teatro, sognavo di fare l’attore e grazie a quello spot per la prima volta provai il brivido di essere riconosciu­to per strada».

Una bel sorriso, una battuta azzeccata ed ecco la celebrità. Sembra facile...

«Ma non lo era. Per girare quei 30 secondi eravamo andati fino a San Felice Circeo in cerca del sole. E naturalmen­te è piovuto per tre giorni di fila. Allora sono tornato a Bologna per fare teatro. E poi di nuovo giù... Alla fine dovemmo girare tutto in un solo giorno, l’unico col sole. Ma il regista era Daniele Luchetti e il risultato fu ottimo». Poi tutta discesa?

«Insomma... Allora era quasi impossibil­e trovare buone parti per un ragazzo, “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” fu un’eccezione. Oggi, grazie anche alla tv, la situazione per i giovani è migliorata, ci sono molti titoli “teen”. Allora ti toccava sempre la parte del “figlio del protagonis­ta”».

Ma poi l’hanno chiamata grandi registi come Ferzan Ozpetek. E a dicembre uscirà il vostro terzo film insieme, “La dea fortuna”. Non è un caso, vero?

«Con Ferzan c’è molta intesa e lavorare con lui è bellissimo. Ha un grande intuito e non sai mai cosa ti chiederà di cambiare sul set. Allo stesso tempo ti senti protetto, perché crea una sorta di famiglia. Per questa pellicola abbiamo “sequestrat­o” un palazzo di Roma e praticamen­te vivevamo lì».

Di cosa parla il film?

«È una commedia di sentimenti che ha per protagonis­ti me ed Edoardo Leo. Siamo una coppia a cui un’amica affida i suoi bambini perché ha problemi di salute. Dovrebbe essere una cosa di pochi giorni e invece durerà molto di più, e ovviamente ritrovarsi “papà affidatari” rivoluzion­erà la vita dei protagonis­ti in maniera comica, ma anche commovente...».

C’è un messaggio “politico”?

«No, a Ferzan interessan­o le emozioni. Si figuri che il film nasce da un sogno che ha fatto veramente».

Tornando alla politica: le piacerebbe girare un giorno la serie “2019”?

«Perché no? La politica oggi è terribilme­nte interessan­te. Un giorno cade il governo, il giorno dopo nasce un nuovo partito, tra comizi sulle spiagge e duelli in diretta tv, tutto sotto i riflettori dei social. Tutto con una velocità e una spietatezz­a che ai tempi della “Prima Repubblica” non esisteva. A me però piace cambiare e adesso sto già lavorando a una nuova serie, diversissi­ma nei contenuti. Perciò no, grazie. Ma ammetto che per “2019” ci sarebbe abbastanza materiale per una grande sceneggiat­ura».

E il suo, di 2019, come sta andando?

«Mi divido tra progetti profession­ali esaltanti e la felicità domestica con mia moglie e i miei figli. “A casa tutti bene” direbbe Muccino... Certo, respiro anch’io l’atmosfera di questi anni difficili. L’ottimismo del “boom” o degli Anni 80 sembra preistoria, siamo schiacciat­i da crisi enormi, in primis economica e di sistema ma anche climatica e migratoria. Per i miei figli vedo un futuro complicato».

Le fa paura quel futuro?

«No, questo mai. Cerco di trasmetter­e fiducia nelle loro capacità, credo che chi si impegna a fondo in ciò che ama prima o poi viene premiato. Ricordo che quando dicevo di voler fare l’attore gli amici di famiglia commentava­no: “Ma te sei matto? E al desco chi ci pensa?”. Sottintend­endo che avrei fatto la fame. E invece non è andata poi così male... Come potrei non avere fiducia?». ■

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 ??  ?? CON MIRIAM LEONE (34) L’attrice interpreta Veronica: stanca di stare all’ombra degli uomini, in “1994” diventerà parlamenta­re.
CON MIRIAM LEONE (34) L’attrice interpreta Veronica: stanca di stare all’ombra degli uomini, in “1994” diventerà parlamenta­re.

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