Ho invitato Don Matteo
A casa mia i giorni peggiori dell’anno sono quelli che precedono il Natale. La tensione è alle stelle, se cade un cucchiaino per terra (può succedere, in quella baraonda) mia moglie salta su, mia figlia esplode, i cani ringhiano. E naturalmente quello che fa arrabbiare tutti sono io, l’unico calmo e sorridente (dev’essere la mia natalizia serenità a mandarli in bestia). «Sei lì a ballare in giro senza fare niente, dacci una mano!» urlano mentre impacchettano regali o cucinano intingoli tenendo il telefonino appoggiato tra la spalla e l’orecchio. E quando offro la mia disponibilità, mi dicono: «Fai questo, svelto!». Ma prima ancora che io abbia cominciato: «Lascia stare, è meglio che ci pensi io, se aspetto te...». Pure mia mamma, che nel resto dell’anno va in giro a dire a destra e a manca che mi vuole bene, prende le distanze. Il nervosismo in certi momenti è così alto che dubito che il giorno di Natale saremo tutti felici e seduti attorno a una tavola imbandita. Mi sembra invece più probabile che la mia famiglia venga convocata in commissariato per far chiarezza su una misteriosa sparizione (la mia). Perciò quest’anno al pranzo di Natale ho deciso di invitare Don Matteo (ne parliamo a pagina 16): lui avrà il compito di calmare gli animi e difendermi dalle coltellate (mentre secondo me sulle cose pratiche di casa è abbastanza imbranato). Dimenticavo: buon Natale a tutti voi.