TV Sorrisi e Canzoni

Roberto Bolle

Ci presenta il suo grande show tv del 1° gennaio

- di Andrea Di Quarto

“Danza con me”, il grande show della danza di Roberto Bolle, giunto alla terza edizione, punta deciso a diventare tradizione. Lo show di Capodanno di Raiuno schiererà anche stavolta un cast straordina­rio, con ospiti provenient­i dal mondo della danza mondiale, ma anche da quello del cinema, del teatro e della musica: da Andrea Bocelli a Roberto Benigni, da Virginia Raffaele al rapper Marracash, solo per citarne alcuni. A tenere le fila del racconto, invece, saranno Giampaolo Morelli e Geppi Cucciari. «La formula rimane sostanzial­mente la stessa» ci confida un Roberto Bolle che strappiamo alle fatiche delle prove. «Ci saranno diversi momenti di danza, mentre i due conduttori Morelli e Cucciari porteranno una nota ironica e leggera. Non vogliamo appesantir­e un’arte che spesso viene erroneamen­te percepita come distante o antica. L’idea è di avvicinarl­a e di riderci sopra, quando si può. Sarà un bilanciame­nto tra brani più leggeri e altri più intensi o drammatici. Abbiamo voluto portare anche un occhio sul reale, comprese le problemati­che attuali, come migranti, carceri, guerre. Drammi che talvolta sottovalut­iamo, ma che attraverso le emozioni della danza possono riacquista­re peso a livello emotivo».

Danzerà solo su brani classici?

«Ci saranno sia danza classica sia moderna contempora­nea: i coreografi sono tanti e diversi ed ognuno si è sbizzarrit­o a creare

e a dare il proprio contributo. Io stesso mi metto sempre in gioco in queste operazioni per cercare di andare incontro a ogni tipologia di pubblico».

Portare la danza classica di fronte al grande pubblico è sempre stata una sua prerogativ­a.

«Diciamo che è nato un po’ per caso, portando in giro i miei spettacoli del “Bolle and friends”. Vedevo l’effetto che faceva su gente che magari non conosceva la danza e veniva a vederci. Durante questo percorso, piano piano, si è sviluppata l’esigenza di includere un pubblico sempre maggiore, poi sono nati gli spettacoli nelle piazze, dove la danza non era mai arrivata, poi l’Arena di Verona, dove la danza tornava dopo tanti anni in cui in cartellone c’erano solo opere liriche e concerti. Fino ad arrivare alla television­e che è un mezzo così potente e riesce a catalizzar­e l’attenzione e cambiare anche una percezione culturale».

Questa sua “popolarizz­azione” della danza classica come è stata vissuta dal suo mondo?

«Inizialmen­te non escludo che ci siano state delle critiche, ma ci sono state anche quando sono andato in television­e al Festival di Sanremo e ho ballato su “We will rock you” dei Queen anziché portare un balletto classico. Io ho le mie idee e le porto avanti, anche perché questo percorso ha portato grandi risultati».

In teatro non ci sono filtri mentre in tv tutto è mediato. Questo cambia il balletto?

«Da un lato, indubbiame­nte, il mezzo televisivo toglie una certa libertà dello spettatore di scegliere un proprio punto di vista, dall’altro, però, permette di cogliere dei particolar­i che in teatro, se non altro per la distanza, si perdono. Arrivi con un primo piano a raccontare delle emozioni che in teatro non percepisci. Chiarament­e non è semplice, perché è un’arte che vista dal vivo ha una sua magia e devi riuscire a ricrearla in tv. C’è molto studio per adattare dei singoli pezzi».

È difficile far convivere il rigore a cui l’ha abituata il lavoro alla Scala di Milano con i tempi di lavorazion­e televisivi?

«Siamo ormai al terzo anno e posso dire che ci siamo capiti. Il punto d’incontro è stato trovato».

Come vive la notorietà?

«Questa popolarità che va oltre il mondo della danza cambia il rapporto con le persone e con tutto. Io la vivo bene, non ho fan che mi seguono per strada o mi fanno gli appostamen­ti sotto casa. È vivibile, le persone verso di me hanno molto rispetto per chi sono e per quello che faccio, capiscono che non sono una rockstar. Mi si avvicinano, mi fanno i compliment­i, ma in una maniera molto bella che non mi ha mai dato fastidio. Certo, all’estero posso prendere i mezzi pubblici o andare al supermerca­to con più libertà. In Italia metto il cappello e gli occhiali, cerco di non farmi notare».

Ha avuto tutto dalla carriera?

«Più di tutto, anche perché certi traguardi non li avevo neppure immaginati, tipo uno show di Capodanno su Raiuno. Sognavo di ballare nei teatri più grandi del mondo, tutto il resto è arrivato in maniera neppure cercata. Oggi non so dove mi porterà la vita, troppe volte mi ha stupito».

È vero che non mangia pasta da anni?

«Assolutame­nte no, la mangio eccome. E mangio anche la pizza, ma da buon piemontese preferisco il riso: onoro le mie origini».

 ??  ?? CAPOLAVORO DI ARMONIA Roberto Bolle (44) è il primo ballerino al mondo a essere diventato allo stesso tempo Étoile della Scala di Milano e “Principal dancer” dell’American Ballet Theatre di New York.
CAPOLAVORO DI ARMONIA Roberto Bolle (44) è il primo ballerino al mondo a essere diventato allo stesso tempo Étoile della Scala di Milano e “Principal dancer” dell’American Ballet Theatre di New York.
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