TV Sorrisi e Canzoni

Alberto Angela

Torna con la nuova edizione di “Meraviglie”

- di Alex Adami foto di Barbara Ledda

Con la nuova stagione di “Meraviglie” riprende il viaggio di Alberto Angela tra i siti Unesco del nostro Paese. Ma “Meraviglie” è anche un titolo evocativo. Ecco perché vogliamo provare ad affrontare con lui il tema in un modo più personale, nonostante la sua proverbial­e riservatez­za.

Alberto, quanta meraviglia c’è nella sua vita?

«Sono sempre stato un entusiasta, mi sono sempre appassiona­to a tutto quello che ho attorno a me. Quando osservo un’opera d’arte mi soffermo sui dettagli. Cerco di vedere le cose a tre dimensioni».

La prima volta che da piccolo si è meraviglia­to per qualcosa?

«Avrò avuto più o meno 9 anni. Ricordo di un professore che ci leggeva in classe “La guerra del fuoco” (il romanzo di J. H. Rosny aîné, ndr). Per me era come una fiaba. Forse per i miei compagni di classe era una rottura di scatole, io invece ne ero rapito perché già allora ero appassiona­to di uomini preistoric­i e di dinosauri. Con lo stesso interesse ascoltavo i racconti di mio papà quando tornava dai suoi viaggi: i luoghi che aveva visto, le scoperte che aveva fatto. La cosa che amavo più di ogni altra era che non si trattava di storie inventate ma di fatti reali».

Infatti lei nasce paleontolo­go. La meraviglia del suo primo scavo?

«Ero in Congo, nel 1983. Un giorno trovai una parte di cranio di un ominide di circa due milioni di anni fa: era nero, fossilizza­to e aveva due profondi solchi, come segni di un morso. È stato un momento indimentic­abile: trovi un oggetto che emerge dal suolo dopo centinaia di migliaia di anni e tu sei il primo a toccarlo dopo tutto quel tempo. È come trovarsi davanti a una finestra che si apre sul passato».

Se la ricorda la meraviglia provata la prima volta che si è rivisto in tv?

«Ho provato uno stupore a cui ancora adesso non mi abituo:

è sempre come la prima volta. Anche perché io in tv ci sono capitato per caso, non era un mio obiettivo».

Quando è successo?

«Nel 1989 ed era la mia prima intervista, alla tv svizzera. Chiunque si trova davanti a una telecamera per parlare la prima volta ha le seguenti sensazioni: 1) Comincia a sentire il vuoto attorno a sé. 2) Sente una voce che parla, ed è la sua. 3) Ha il terrore di sbagliare un verbo, di incepparsi, di fare un errore di grammatica (ride). Ecco, io ho rispettato l’intera sequenza. Però andò bene. Ed è cominciato il mio lavoro in tv».

La meraviglia del suo primo viaggio importante?

«Era il 1976. Ricordo un viaggio con la famiglia sull’Himalaya. Zaini e sacco a pelo, siamo andati nel Ladakh, una zona a nord del Kashmir, appena aperta al turismo. Eravamo tra i primi occidental­i a entrare. È stato bellissimo, c’erano monasteri arroccati sulle montagne e sembrava di essere stati paracaduta­ti nel Medioevo».

Una scoperta meraviglio­sa?

«Sono diverse. Quella però che mi ha emozionato di più è anche la più recente. Anni fa ho scritto il libro “Impero” in cui racconto di una moneta romana, un sesterzio, che ipoteticam­ente fa il giro dell’Impero Romano, passando di mano in mano. Come prima tappa la moneta arrivava a Vindolanda, un forte romano ai confini dell’impero in Scozia. Recentemen­te ero con mio figlio in Scozia e siamo andati a visitarlo. C’era un museo e lì era esposto un sesterzio di Traiano. Era proprio la mia moneta! Quello che avevo immaginato nel libro è accaduto davvero».

Le è mai capitato di commuovers­i davanti a un’opera d’arte?

«Davanti alla Cappella Sistina, al Colosseo o alle Piramidi resti a bocca aperta, senti una carezza nell’anima. Capisci le difficoltà incontrate da quelle persone nel realizzare qualcosa di immenso. Loro non ci sono più, ma le opere sì. È commovente, perché l’uomo è debole, è fragile, ma riesce a realizzare delle cose eterne».

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Alberto Angela (57) sul set di “Meraviglie” a Capri, una delle destinazio­ni della prima puntata.
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