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Da Biagio a Blasi, il passo è breve

- di Enzo Caffarelli

Nel mondo dello spettacolo Biagio è un nome popolare, basta pensare

a Biagio Antonacci e a Biagio Izzo, ma tra i nati negli ultimi 20-30 anni è poco numeroso. Dal 2000 al 2018 è stato dato meno di 3.500 volte, contro le 48 mila del XX secolo.

I Romani lo usarono nella forma “blasius” che vuol dire balbuzient­e. È imparentat­o con il greco “blaisòs”, ma questa etimologia non è più consolante, perché significa “storto di gambe”. Da qui si sarebbe passati a “storto di lingua” per chi faticava a parlare. In italiano ha preso tre strade, diventando sia Biagio, sia Biase e sia il rarissimo Blasio: il primo diffuso in Sicilia e Campania, il secondo tipico di Basilicata e Molise, il terzo abruzzese. Per una banale questione di rima, è popolare il detto “Adagio Biagio”, divenuto una canzone del 1926 nota poi con la voce di Nicola Arigliano e spiritosam­ente rilanciata in apertura del secondo album di Biagio Antonacci, “Adagio Biagio” (1991), appunto. La diffusione del nome si deve anche al culto di san Biagio, vescovo e martire in Armenia, uno dei grandi santi guaritori, specie dei malanni della gola. E si è fissato nei cognomi, alcuni ben noti nel mondo dello spettacolo e dello sport per personaggi del presente e del passato prossimo: da Biagi (il giornalist­a Enzo) a Biagini (l’attrice Isabella), da Blasetti (il regista Alessandro) a Blasi (la showgirl Ilary), ai calciatori Di Biagio (Luigi) e Blason (Ivano).

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ILARY BLASI (38)

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