TV Sorrisi e Canzoni

NON SONO CERTO UNA CHE SI ARRENDE...

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Il titolo del brano di Rita Pavone è tra i più curiosi del Festival: “Niente (Resilienza 74)”: «“Niente” è quello che spesso accade intorno a noi. Il concetto della resilienza mi appartiene profondame­nte: resistere, prendere colpi, incassare, cadere, rialzarsi, tornare su. E se 74 sono i miei anni, il 1974 è l’anno di nascita dell’autore del brano, Giorgio Merk (figlio di Rita e di Teddy

Reno, ndr). Musicalmen­te è un pezzo grintoso, non proprio rock ma pieno di energia, un po’ come la mia anima. Sono contenta di tornare con questo brano che mi sento cucito addosso». Il suo ricordo più bello di Sanremo è legato a Domenico Modugno: «Era il 1958 e vivevo a Torino in una piccola casa. Noi eravamo in sei e solo papà lavorava, eravamo una dignitosa famiglia di povera gente. Dormivo in un lettino che stava tra la porta di casa e il bagno. Era un divanetto e dico sempre che è colpa del divanetto se non sono cresciuta, perché dovevo stare rannicchia­ta (ride). I miei fratelli stavano ascoltando il Festival alla radio perché non avevamo la tv e quando arrivò “Nel blu dipinto di blu” corsero a svegliarmi: “Vieni, c’è uno che canta in una maniera straordina­ria, devi sentirlo!”. Andai vicino alla radio mezza addormenta­ta ma mi resi conto che stava nascendo qualcosa di grande: Modugno. Il suo modo di cantare era un meraviglio­so schiaffone in faccia». La cosa che diverte di più Rita Pavone è “la confusione” che gira attorno al Festival: «Mi stanca ma è un momento di sconvolgim­ento che ti fa bene. È salubre, è qualcosa di diverso. Io non faccio vita mondana, vivo a 660 metri di altitudine in mezzo a un bosco magnifico, in totale tranquilli­tà: ogni tanto questi “raid” mi fanno piacere». ■

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HA FATTO LA STORIA Rita Pavone (74) è al suo quarto Sanremo. Il primo fu nel 1969, l’ultimo nel 1972.

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