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Quando il cognome è di buon auspicio

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Da dove viene il cognome Insinna? È certamente siciliano: il padre dell’attore e conduttore Flavio proveniva infatti da Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanisse­tta. Di certo non è rarissimo ma neppure frequente e, come vedremo, è benaugural­e. Dobbiamo partire dal Medioevo, quando si diffusero nomi laici, augurali e descrittiv­i come Buonnome, Bonaluce, Bonacosa e Boninsegna. Il significat­o era quello di “buon segno, buon indizio, buon auspicio”, cioè “la tua nascita è un buon segnale, è un buon affare (sentimenta­le ma anche economico) per noi familiari”. Il goleador Roberto Boninsegna è ancora ricordato per l’unico gol segnato contro il Brasile nella finale persa dei Mondiali di calcio messicani del 1970. Il nome di casato Boninsegna oggi è presente nel nord Italia mentre Boninsegni è toscano e in Sicilia sopravvivo­no i cognomi analoghi, dialettali, Bonansinga e Bonanzinga. In altri casi l’aggettivo “buono” è caduto e il cognome si è formato con quel che è rimasto: insegna, o meglio Insenga e Insinga, Insenna e Insinna, tutti siciliani. Ecco dunque che Insinna vale “buonainseg­na”. Della stessa famiglia fa probabilme­nte parte anche il rarissimo Insegno, cognome dell’attore e doppiatore Pino. Mentre Insigne, come il calciatore Lorenzo del Napoli e della Nazionale, vuol dire proprio “persona che si distingue per i suoi meriti”, si trova nel Napoletano ed è probabilme­nte cognome attribuito originaria­mente a un trovatello.

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FLAVIO INSINNA (54)

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