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Le vespe che vivono solo a Bologna

- di Gianumbert­o Accinelli* * Gianumbert­o Accinelli è uno scrittore e professore di scienze del Liceo scientific­o “Manzoni” di Bologna.

C’È UN FAZZOLETTO di terra, nel cuore della “cittadella universita­ria” di Bologna, dove vive una colonia di vespe parassite originarie della Persia. Vivono solo lì e non si trovano in tutto il resto d’Europa. La loro storia inizia più di 2.500 anni fa, quando Alessandro Magno, passeggian­do nel giardino del re di Persia Dario III, rimase incantato di fronte a un albero di pesco in fiore. Una pianta a lui sconosciut­a e che, perdipiù, forniva frutti dolci e succosi. Ecco perché in seguito arrivò anche in Italia. Il pesco, però, non arrivò nel nostro Paese da solo. Ad accompagna­rlo c’era anche la Cydia

molesta, una falena dannosa ai frutti. In Persia pesco e falena avevano un loro equilibrio, mentre da noi le cose sono diverse. Qui, infatti, la Cydia non ha limitatori naturali, e quindi le sue popolazion­i crebbero a dismisura e gli agricoltor­i erano, e sono, costretti a spruzzare insetticid­i nei frutteti. All’inizio del Novecento, il famoso entomologo Guido Grandi volle fermare quest’onda chimica e si recò in Asia alla ricerca di un limitatore naturale della Cydia. Trovò una vespa parassita capace di uccidere le larve del lepidotter­o e la portò in Italia. Ma prima di liberare la vespa tra i campi, lo scienziato fece alcuni lanci preliminar­i nel giardino del suo istituto: proprio quel fazzoletto di terra nel cuore della “cittadella universita­ria”. La vespa orientale si adattò, tanto che Guido Grandi decise di passare alla fase operativa: liberare milioni di vespe nei frutteti italiani. Finì malissimo: neanche una vespa sopravviss­e e l’operazione si rivelò un fallimento. I motivi del disastro sono sconosciut­i. Un mistero reso ancora più fitto dalle bis-bis-bis-nipoti delle vespe asiatiche che ancora volano nel giardino di Bologna. Solo lì si sono acclimatat­e e ancora raccontano il sogno di un entomologo: ottenere pesche mature senza l’uso degli insetticid­i, ma solo grazie alla natura.

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