Mango, avocado e banana non sono più frutti tropicali ma... italiani
• Li abbiamo sempre chiamati frutti tropicali perché arrivano dall’altra parte del mondo, Sud America in testa. Purtroppo, però, in questi Paesi la regolamentazione sui pesticidi è diversa rispetto all’Europa: sono ammesse molecole chimiche da noi vietate, i cui residui arrivano sulle nostre tavole. A questo si aggiunge l’alto impatto ambientale. Ma se vi dicessi che oggi è possibile scegliere specie tropicali di origine italiana?
• LA CAUSA È IL CLIMA Incredibile ma vero: in alcune aree della Sicilia (seguite da alcune zone di Calabria e Campania) si coltivano mango, avocado e banane. Questo è possibile grazie agli inverni sempre più miti che facilitano l’adattamento di queste piante, molto sensibili al freddo. L’unico ostacolo è la siccità: le colture richiedono molta acqua e per questo le piantagioni si concentrano in particolari zone, come in Sicilia i monti Nebrodi e l’area etnea, che godono di buona disponibilità idrica.
• MENO CHIMICA Nelle zone tropicali l’uso massiccio di agrofarmaci è indispensabile per scongiurare muffe e contaminazioni dovute all’intensa umidità, mentre da noi la necessità è proteggere le piante dal freddo. Per questo, il ricorso alla chimica è ridotto al minimo. Fondamentale è creare strutture protettive come frangivento e coperture.
• LI TROVEREMO NEI SUPERMERCATI?
La curiosità sorge spontanea: dove reperire queste prelibatezze? Nell’attesa che la grande distribuzione incominci a guardare a queste produzioni agricole, potete orientarvi sugli acquisti online dai piccoli produttori locali del Sud.