L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI JACKIEa
A trent’anni dalla scomparsa di Jacqueline Kennedy Onassis, un libroripercorre la vita della first lady diventata un’icona di stile
A30 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 19 maggio del 1994, Jacqueline Kennedy Onassis, la first lady americana più amata (e discussa) di sempre, viene raccontata nel libro “Jackie. La vita e lo stile di Jacqueline Kennedy Onassis”, illustrato con oltre 150 fotografie, edito da White Star e scritto da Chiara Pasqualetti Johnson, giornalista e autrice di biografie di grandi donne, diventate bestseller internazionali. La intervistiamo.
Come mai si è interessata a Jackie?
«Dopo aver scritto le biografie di Coco Chanel e Audrey Hepburn, ho voluto approfondire la vita di un’altra icona andando al di là del personaggio, per capire che persona fosse e perché abbia ispirato e continui a ispirare generazioni di donne. Tutt’altro che perfetta, con i suoi difetti e le sue fragilità».
Raffinata, carismatica, sensibile... L’aggettivo che meglio ne riassume la vita?
«Misteriosa: è stata la donna più fotografata della sua epoca, ha rilasciato tante interviste, ma ha mantenuto il riserbo sul suo lato più profondo. La cultura è stata la sua forza: Jackie ha studiato, sapeva parlare di storia, politica ed economia con i grandi della Terra e sapeva parlare ai media».
La prima vera “first lady”?
«Beh, nella storia delle first lady c’è un prima e c’è un dopo. La data spartiacque è il 20 gennaio 1961, quando Jackie entrò alla Casa Bianca al fianco del marito, John Fitzgerald Kennedy. Da quel momento è cambiato tutto: Jackie e JFK sono stati più di una coppia di potere a Washington. Sono stati i sovrani che gli Stati Uniti non hanno mai avuto, amati da tutti e rappresentanti dell’intera popolazione».
I suoi abiti erano sempre “politici”?
«Sì, come il tailleur rosso fuoco in tinta con le uniformi della Guardia Reale canadese, indossato nella sua prima uscita ufficiale, o il tailleur rosa che portava a Dallas il 22 novembre del 1963, il giorno dell’omicidio del marito. E che tenne addosso sporco di sangue fino al mattino dopo (come racconta il film“Jackie” con Natalie Portman, disponibile su Mediaset Infinity+, ndr)».
E gli accessori?
«In pochissime possono vantare una borsa con il proprio nome. Ci sono la “Kelly” e la “Birkin” di Hermès, dedicate a Grace Kelly e a Jane Birkin. E poi c’è quella che portava sempre lei quando sposò Onassis: aveva la forma a mezzaluna e la chiusura con un moschettone dorato. Era di Gucci e in suo onore la maison la ribattezzò “Jackie”». ■