L’uomo giusto? È IL QUINTO (FORSE)
Ma così come? Continuo a chiedermelo frastornata dai numeri e dalle statistiche. Perché ovviamente la dimostrazione della professoressa Fry è complessa, e bisogna concentrarsi bene per capire che è solo dopo aver scartato via il 38 per cento delle nostre storie, che possiamo sperare di incontrare il famoso principe azzurro o la famosa principessa rosa. Ma nonostante tutta la concentrazione, i conti non tornano. Come potrebbe d’altronde essere altrimenti? Che senso ha cercare di fare i conti con l’amore quando i conti, nella vita, non tornano mai? Finché è questione di ammettere che 1 + 1 = 2 siamo d’accordo tutti. Cioè, quasi tutti. Visto che, come spiega la psicoanalisi, per gli psicotici 1+1 può fare sia 3 sia 4, a seconda delle volte. E anche chi è semplicemente nevrotico, pur ammettendo che il risultato sia 2, vorrebbe tanto che, talvolta, si potesse rispondere 3 o 4. Ma lasciamo perdere la psicoanalisi dei numeri e torniamo alla matematica dell’amore. Perché allora non è nemmeno più questione di psicosi o di nevrosi, ma semplicemente di umanità. C’è chi si innamora all’adolescenza e passa tutta la vita con quel «lui» o quella «lei» con cui si sono condivise le prime gioie e i primi dolori. Ma c’è anche chi quel «lui» o quella «lei» l’incontrano molto più tardi, magari dopo averne vissute tante di storie ed essersi reso conto che nessuno, fno ad allora, era stato capace di riconoscerlo e accettarlo per quello che è. Perché voler a tutti i costi calcolare tutto? Perché cercare la formula matematica capace di aprirci gli occhi sulla complessità della vita? Eugenio Montale, in una delle sue poesie più belle, scriveva: «Non domandarci la formula che mondi possa aprirti / sì qualche storta sillaba e secca come un ramo / codesto solo oggi possiamo dirti / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Certo, i versi di Montale sono rivolti a chiunque si illuda di poter trovare verità assolute e defnitive. E forse non è questo l’intento della professoressa Fry. Che, dopo anni di ricerche, cerca solo di aiutare la gente a dipanarsi nella giungla delle regole dell’attrazione. Ma dire che la persona giusta è la quinta, non è forse il modo migliore per impedire a ognuno di noi di lasciarsi sorprendere dall’amore e dalla magia di quell’incontro che, senza calcolo e senza preavviso, ci regala la libertà di essere noi stessi, con tutte le nostre contraddizioni e le nostre fratture, con tutto quello che ci portiamo dentro, comprese l’illusione del controllo e della certezza?