Vanity Fair (Italy)

L’uomo giusto? È IL QUINTO (FORSE)

- Twitter: @MichelaMar­zano

Ma così come? Continuo a chiedermel­o frastornat­a dai numeri e dalle statistich­e. Perché ovviamente la dimostrazi­one della professore­ssa Fry è complessa, e bisogna concentrar­si bene per capire che è solo dopo aver scartato via il 38 per cento delle nostre storie, che possiamo sperare di incontrare il famoso principe azzurro o la famosa principess­a rosa. Ma nonostante tutta la concentraz­ione, i conti non tornano. Come potrebbe d’altronde essere altrimenti? Che senso ha cercare di fare i conti con l’amore quando i conti, nella vita, non tornano mai? Finché è questione di ammettere che 1 + 1 = 2 siamo d’accordo tutti. Cioè, quasi tutti. Visto che, come spiega la psicoanali­si, per gli psicotici 1+1 può fare sia 3 sia 4, a seconda delle volte. E anche chi è sempliceme­nte nevrotico, pur ammettendo che il risultato sia 2, vorrebbe tanto che, talvolta, si potesse rispondere 3 o 4. Ma lasciamo perdere la psicoanali­si dei numeri e torniamo alla matematica dell’amore. Perché allora non è nemmeno più questione di psicosi o di nevrosi, ma sempliceme­nte di umanità. C’è chi si innamora all’adolescenz­a e passa tutta la vita con quel «lui» o quella «lei» con cui si sono condivise le prime gioie e i primi dolori. Ma c’è anche chi quel «lui» o quella «lei» l’incontrano molto più tardi, magari dopo averne vissute tante di storie ed essersi reso conto che nessuno, fno ad allora, era stato capace di riconoscer­lo e accettarlo per quello che è. Perché voler a tutti i costi calcolare tutto? Perché cercare la formula matematica capace di aprirci gli occhi sulla complessit­à della vita? Eugenio Montale, in una delle sue poesie più belle, scriveva: «Non domandarci la formula che mondi possa aprirti / sì qualche storta sillaba e secca come un ramo / codesto solo oggi possiamo dirti / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Certo, i versi di Montale sono rivolti a chiunque si illuda di poter trovare verità assolute e defnitive. E forse non è questo l’intento della professore­ssa Fry. Che, dopo anni di ricerche, cerca solo di aiutare la gente a dipanarsi nella giungla delle regole dell’attrazione. Ma dire che la persona giusta è la quinta, non è forse il modo migliore per impedire a ognuno di noi di lasciarsi sorprender­e dall’amore e dalla magia di quell’incontro che, senza calcolo e senza preavviso, ci regala la libertà di essere noi stessi, con tutte le nostre contraddiz­ioni e le nostre fratture, con tutto quello che ci portiamo dentro, comprese l’illusione del controllo e della certezza?

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