Vanity Fair (Italy)

A UN ERRORE MEDICO»

«CONOSCEVO LA RABBIA DEI PARENTI E LA SENSAZIONE DI IMPOTENZA E DI PROFONDA INGIUSTIZI­A CHE CRESCONO QUANDO TI TROVI DAVANTI

- FANTASIA Se ti abbraccio non aver paura la storia del lungo viaggio nelle Americhe che un padre decide di intraprend­ere con il fglio afetto da autismo,

Che cosa è successo?

«Ho imparato che cosa voglia dire buona e cattiva sanità. Mia madre, una donna di 78 anni che fno al giorno prima veniva a funghi con me, ha una febbre a intermitte­nza. Il medico diagnostic­a una bronchite che pensa di curare con antibiotic­i generici. Lei delira. La portiamo in ospedale, la febbre continua e i medici non cambiano la cura. Il nono giorno una cardiologa attenta si rende conto che si tratta di un’endocardit­e batterica gravissima, fno a quel momento non diagnostic­ata. C’è poco da salvare. Oggi mia mamma è una bambina di 5 anni che vive in un altro mondo».

Quindi un caso di malasanità?

«Sì, ma poi è toccato alla buona. Il 12 dello stesso mese, mia moglie Paola viene investita sulle strisce pedonali. Corro in ospedale, penso al padre di Lorenzo Vivian, il protagonis­ta del libro. E se la mia storia diventasse davvero il provava Lorenzo ogni volta che guardava suo padre. Conoscevo la rabbia dei parenti e la sensazione di impotenza e ingiustizi­a che crescono davanti a un errore medico».

Come sta, secondo lei, la sanità italiana?

«In generale bene. Ma come ogni grande sistema ha dei bachi. Il problema è quando bachi e sfga si allineano e tu passi in mezzo. Ogni giorno succedono cose bellissime nei nostri ospedali, ma anche mostruosit­à». Il libro di Fulvio Ervas, Tu non tacere, edito da Marcos y Marcos (352 pagg., 18 ¤),

è nelle librerie dal 26 febbraio.

Come il caso della piccola Nicole, la bambina di Catania morta dopo essere stata rifutata da tre ospedali?

«Sì, questo è proprio l’esempio perfetto. Faccio fatica a pensare a questa storia, perché immagino il dolore dei genitori non solo legato alla perdita della loro bambina, ma anche all’ancora mancata ammissione

Cioè?

«Quelli che come Lorenzo hanno grandi ideali e credono di poter cambiare il mondo. Hanno un imprinting d’amore e potenziali­tà da sviluppare. Io non sono d’accordo con Serra: vivendo le mie ore in mezzo agli adolescent­i, so che i ragazzi hanno solo bisogno di adulti che li rispettino e li aiutino a farsi uomini».

Che cosa dicono i suoi studenti del fatto che lei è anche uno scrittore?

«Sono molto interessat­i a questo mestiere. Dopo il successo di

(

ndr) hanno iniziato a leggere i miei libri».

Tra scrittore e professore, qual è il mestiere che preferisce?

«Professore al cento per cento, non sa che privilegio è essere sempre al passo coi tempi. Anche se ormai mi sento più contadino: lavorare la terra mi dà un piacere assoluto».

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